Non vedo Sanremo. Mai. Anzi vedo raramente la televisione in genere. Aborrisco anche i finti dibattiti, con le figurine stereotipate che mi ricordano le marionette e i burattini della mia infanzia: Gasparrozzo, Santa Anché, Casinella, Dalemino, e via banalizzando, con la società reale che solo a tratti e sporadicamente emerge tra le quinte, come l’operaio sardo che mandò a quel Paese Castelli ed oggi, anche per questo, ha qualche problema. Dobbiamo tutti ringraziarlo per questo ed essere solidali fino in fondo con lui. O la metalmeccanica napoletana della FIOM che qualche giorno fa espresse in modo davvero mirabile tutto lo scoramento della classe operaia abbandonata. Almeno i burattini del Pincio finivano per darsele di santa ragione, con una sorta di catarsi liberatoria a suon di randellate. Magari potessimo vedere gli operai irrompere in scena e cacciare a pedate i politicanti, ma è contro le regole. Neanche è previsto Gasparrozzo che fa a bastonate con Rutellozzo. E poi si sa, che dietro le quinte sono d’accordo tra loro per continuare la farsa, quella vera. E si profila l’ennesimo inciucio “di alto livello”. Tanto contano i soldi e da quel punto di vista non vedo grosse differenze, come dimostrano recenti vicende di furti e tangenti e si celebra amaramente il ventennale di Tangentopoli per raccontarci che in fondo la situazione è peggiorata.
Ma Sanremo è sicuramente, insieme al campionato di calcio, il peggio e insieme il meglio della cultura nazionale. Grandi armi di distrazione di massa. Quest’anno poi ho orecchiato a distanza due tormentoni altamente sintomatici. Il primo è quello della gnocca virtuale di Belen, il massimo per un popolo di guardoni come il nostro, passato dalla storica repressione sessuale di stampo cattolico a una falsa liberazione degli istinti pecorecci, all’insegna della masturbazione mentale di massa. Il secondo è legato alla figura di Celentano, che ha incentrato il suo intervento sul Paradiso e l’aldilà, unico obiettivo praticabile per chi nell’aldiqua è costretto alla vita grama dell’italiano medio.
Questo ci meritiamo. Sanremo. Il campionato di calcio. L’inciucio ABC (alfano-bersani-casini). Il governo del professor Monti che si appresta a massacrarci per salvarci. Altrimenti l’incubo Grecia è dietro l’angolo e non è detto che l’infinita sapienza del professore e dei suoi accoliti riesca ad evitarlo. Se pure si eviterà il default nazionale ci saranno decine di milioni di default individuali. Si salvi chi può!
Io nell’aldilà non ci credo. Neanche se lo promuove Celentano che pure mi sta simpatico. Però, se esistesse un paradiso, dovrebbe essere sicuramente senza Sanremo, senza campionato di calcio, senza politicanti inciuciatori e senza finti scienziati al governo.
E se cominciassimo a modificare l’aldiqua? Tanto per cominciare spegnendo la televisione….Siamo snob se facciamo questo? E allora, una volta tanto, viva lo snobismo! Tanto più che non costa niente e mette fuori uso meccanismi che nuocciono gravemente alla salute, fisica e mentale…