Ecco una mossa che non t’aspetti; e gli alleati che manco t’immagini. L’Italia parte all’attacco della crescita in Europa senza Francia e Germania: si mette alla guida di un drappello di Paesi robusto -12, in tutto-, ma fra cui ci sono euroscettici della prima ora, come la Gran Bretagna, e dell’ultima ora, come la Repubblica Ceca, e mercantilisti di tutte le stagioni come l’Olanda, il più tiepido sull’Unione fra i paesi fondatori (e il cui governo si regge sull’appoggio esterno di xenofobi anti-islam).
La lettera, scritta in vista del Vertice europeo del 1° marzo, è indirizzata ai presidenti di Consiglio europeo Herman van Rompuy e Commissione europea José Manuel Barroso. Indica otto priorità per rilanciare la crescita europea: fra l’altro, levare le barriere al mercato dei servizi, fare un mercato unico del digitale e dell’energia nel giro di due anni, ridurre il peso della regole nell’Ue; diminuire il numero delle professioni sotto la tutela di ordini.
Dell’iniziativa si viene a sapere nel giorno – l’ennesimo – che può risultare decisivo per la Grecia, con la riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles – c’è Monti, per l’Italia -: il copione è Schaeuble contro tutti, compresa la Merkel, perché il ministro dell’economia tedesca preferirebbe un fallimento ‘pilotato’ a un salvataggio ‘forzato’, ma l’epilogo ‘pro Grecia’ appare scontato, anche se Atene non potrà abbeverarsi tutto d’un fiato agli aiuti Ue, ma a piccoli sorsi.
Della lettera, parla il ministro per le Politiche europee Enzo Moavero, che è lì a Bruxelles per un Consiglio dei Ministri Competitività e che è la voce più competente sull’Europa dell’Esecutivo, insieme a Monti. L’Italia, spiega, è stata fra i promotori dell’iniziativa, proprio insieme a Gran Bretagna e Olanda: “E’ qualcosa su cui abbiamo lavorato molto intensamente nelle scorse settimane”. Londra e L’Aja avevano mostrato forte interesse per il documento sulla crescita che l’Italia aveva diffuso ai partner prima del Consiglio europeo del 30 gennaio e che aveva trovato un primo riflesso nelle conclusioni del Vertice.
E Moavero –riferiscono da Bruxelles le agenzie di stampa- spiega che la lettera non va “vissuta” come “una competizione” con analoghe missive di Francia e Germania. Però, la compagnia appare composita: Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Olanda, certo; ma anche Spagna, Polonia, Estonia, Lettonia, Finlandia, Svezia, Irlanda, Slovacchia. Delle cartine di tornasole delle buone cose europee, mancano, oltre a Francia e Germania, Belgio e Lussemburgo, Portogallo, Austria, Slovenia.
Nessuna competizione con Parigi e Berlino, va bene. Ma questo pareva, piuttosto, il momento per un’azione insieme a Francia e Germania: la Merkel è in difficoltà in patria, Sarkozy è ‘distratto’ dalle faccende elettorali, entrambi hanno più bisogno che mai di una spalla, anzi di qualcuno cui delegare, in Europa; quindi, lo spazio di Monti, e dell’Italia, aumenta; e la spinta alla crescita di Monti, e dell’Italia, potrebbe pure essere funzionale in prospettiva a un cambio d’alleanza in Germania.
Fanta-ragionamenti? Forse, se la logica del realismo ha suggerito a chi meglio conosce i percorsi dell’Europa la lettera a 12 firme. Meglio David di Angela?, dunque. Sarà. Ma la Germania, che pur vive il malessere del ritorno alle origini della superiorità dell’Est, da Kant a Bismarck alla strana coppia –forzosa- della cancelliera figlia di un pastore e del presidente pastore, tutti e due che vengono dalla Rdt, ha sempre offerto all’Italia una spalla europea più robusta della Gran Bretagna.