A Berlino si chiede l'uscita dalla zona Euro e ad Atene si bruciano bandiere e si ricorda l'invasione nazista. La posizione più intransigente è quella del ministro federale alle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble: "Inutile continuare ad aiutare coi fondi, meglio il default guidato". E sulle elezioni politiche dice: "Meglio un governo tecnico"
I rapporti tra Grecia e Germania non sono mai stati cosi tesi dalla seconda guerra mondiale. Mentre a Berlino sono sempre in meno a voler aiutare i “lazzaroni greci”, ad Atene si bruciano bandiere e si grida “all’invasore tedesco”. La diplomazia ha lasciato spazio allo scontro aperto, e le dichiarazioni dei politici di certo non aiutano. Su tutte l’intransigenza del ministro federale delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che proprio in questi giorni ha espresso il suo chiaro dissenso alle elezioni antipate greche del prossimo aprile. Secondo il ministro di ferro tedesco sarebbe meglio “un governo tecnico” sul modello Monti, sulla cui composizione si puo’ discutere, l’importante è che non ci siano politici greci.
Il niet, anzi il nein di Schäuble alle elezioni anticipate greche sono solo l’ultimo episodio dell’intransigenza del ministro delle finanze tedesco nei confronti dei “meridionali” greci, una posizione dura che nei giorni scorsi lo aveva portato quasi allo scontro con il Cancelliere e compagno di partito Angela Merkel. Prima del fermo No alle elezioni politiche di Atene, questione di stretta politica interna, il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung aveva gia’ riportato che secondo Schäuble la strategia adottata finora per salvare la Grecia non avrebbe condotto a nulla di buono e che solo il suo default guidato all’interno dell’Euro avrebbe potuto davvero portare a dei risultati. Insomma, inutile continuare a tenere in vita Atene artificialmente, meglio lasciarla fallire e semmai aiutarla a rialzarsi. Una posizione radicale, anche se non isolata, che ha messo Schäuble in disaccordo con la stessa Merkel, terrorizzata dall’idea che il default greco possa contagiare Italia e Spagna.
Ma tra i “falchi” europei la posizione di Schäuble sembra quella che convince di più, proprio per la sua intransigenza. Finlandia, Austria, Paesi Bassi e Lussemburgo si sono schierati dalla parte del ministro di ferro, stanchi di aiutare la Grecia a suon di miliardi e indifferenti al malessere dei suoi cittadini. Ad Amsterdam sono sempre più convinti che la Grecia dovrebbe addirittura uscire dalla zona Euro, idea che non dispiace nemmeno al lussemburghese Luc Frieden. Inutile ricordare che Paesi come l’Olanda hanno governi conservatori di destra che fanno del rigore e della disciplina il loro credo, dall’immigrazione alla politica interna, passando dall’economia internazionale.
E in Grecia? La popolazione, taglieggiata dai giri di vite del governo Papademos imposti dalla Troika (Ue, Bce e Fmi) non ne può più, e vede proprio nella Germania il suo boia. Mentre le bandiere bruciano e prima dell’ultima sparata di Schäuble sulle elezioni greche, parte della stampa si era spinta in un j’accuse molto forte nei confronti di Berlino, arrivando perfino a raffigurare il ministro con tanto di sedia a rotelle (paralizzato dalla vita in giù dopo un attentato il 12 ottobre 1990) e la Cancelliera tedeschi vestiti da nazisti. Una provocazione che ha toccato sui nervi la controparte tedesca, tanto da spingere il quotidiano Bild a chiamare apertamente alla “cacciata della Grecia dalla zona Euro”. Il quotidiano cita alcuni politici greci che paragonano le parole di oggi di Schäuble alla “marcia dei carri armati tedeschi in Grecia durante la seconda guerra mondiale”. L’articolo si chiude con un perentorio “Cara Grecia, e’ arrivata l’ora di dire addio all’Euro”.