Il nostro viaggio nel mondo della musica indipendente prosegue e oggi facciamo tappa in Piemonte per conoscere i Thomas, una band difficile da etichettare perché nel loro album d’esordio non c’è un vero e proprio genere predominante. Mr. Thomas’s Travelogue Fantastic (Automatic/Goodfellas) è un un misto di funky, soul e r&b in salsa pop fatto di prepotenti linee di basso, botta-e-risposta funkeggianti e un abbondante uso di percussioni. Un disco dal quale non si può che essere stregati, catturati e soggiogati dopo averlo ascoltato e questo grazie soprattutto alla duttilità dei musicisti, capaci di cimentarsi nei diversi generi: l’essenza e la bellezza del disco sta proprio in questo, nella sensazione di un viaggio (Travelogue Fantastique) che si intraprende a bordo di una macchina del tempo, pensando all’Apollo di James Brown – e qui le sensazioni assumono una sostanza fisica e potentissima –, sfiorando le affascinanti melodie della Discomusic Seventies, passando inevitabilmente per la “Motown”, perché è da qui che i Thomas si abbeverano principalmente. Va da sé che scrivano in inglese, ma non per vezzo o cliché, ma perché così escono le parole, più vicine a quel mondo sonoro che in Italia è difficile trovare. Ma adesso andiamoli a conoscere più da vicino.
Come nascono i Thomas?
Tanti anni fa, nel 2001, in una sala prove di Acqui Terme, Giordano Menegazzi, suo fratello Walter e Massimiliano ‘Maci’ Zaccone, rispettivamente tastiere, chitarra elettrica e voce, samplers ed elettronica dei Thomas, si incontrano quasi per caso e si scambiano le proprie passioni musicali di quel periodo: ‘…a me piacciono i Kraftwerk… a me i Beatles… io invece adoro gli Sparklehorse… bene, formiamo un gruppo!’. Dopo un paio di giorni i nomi papabili per la band erano circa venti e durante una delirante riunione si scelse Thomas per la sua immediatezza. Negli anni la formazione ha cambiato diversi assetti fino ad arrivare a quello attuale che vede oltre ai già citati, Sergio Sciammacca alla batteria, Nicolò Gallo al basso ed Enrico Di Marzio alla chitarra elettrica.
Mr Thomas’s Travelogue Fantastic è il vostro primo album: come mai avete scelto di intitolarlo così? Potreste descriverne la gestazione?
Dal 2001 a oggi sono successe molte cose: abbiamo composto materiale, fatto tanti concerti, alcuni di noi son stati lontani dall’Italia per lunghi periodi… una volta riuniti tutti i ‘pezzi’ ci siamo sentiti pronti per fare questo passo e raccogliere in un album tutte le esperienze come se fosse un diario di un viaggio (travelogue). Ci siamo chiusi per due settimane in casa di un nostro caro amico e abbiamo iniziato la realizzazione dell’album che abbiamo seguito in tutte le sue fasi – in puro stile Motown – dalle riprese ai missaggi, dal mastering all’artwork.
Nell’album vi cimentate in diversi stili e sound.
Siamo in sei, di età diverse e con background musicali diversi; nonostante questo ci divertiamo molto a suonare insieme, ci conosciamo bene, improvvisiamo spesso anche in concerto… da questo approccio nasce la nostra musica: non ci soffermiamo a chiedere da dove derivi, chi o cosa ci abbia ispirato. Siamo convinti del fatto che sia la ‘voce’ di un gruppo a dare i riferimenti, per cui le sonorità ‘black’ che si colgono derivano sicuramente dal modo di cantare e dalla grande passione per la black music del nostro cantante Maci. Lasciamo che siano le emozioni a guidarci, siamo consapevoli di correre qualche rischio, ma questo è l’unico modo che conosciamo di ‘fare musica’ con passione, istinto e poco calcolo.
Come nascono le vostre canzoni? Mi descrivereste il vostro processo creativo?
Abbiamo dimestichezza con i software di ultima generazione che consentono di comporre canzoni complete di arrangiamento seduti sul divano; per cui capita che ci si presenti alle prove con un brano praticamente finito e solo da provare o da rivedere in minima parte. In altri casi il processo è più corale: spesso si parte da spunti che nascono da improvvisazioni come nel caso del singolo Freakin’ Monsters. Le liriche e i testi dei Thomas sono una conseguenza della musica: i ritmi e le melodie ci ispirano sul cosa e sul come scrivere, intervenendo direttamente su metriche e significati.
C’è un disco che vi ha segnato artisticamente?
È davvero impossibile condensare con un solo titolo ciò che ci ha segnato artisticamente… se proprio dobbiamo trovare un punto di incontro ideale e anche un po’ surreale, forse, lo si può riscontrare nell’unica cover che proponiamo in concerto e che ha messo più o meno tutti d’accordo: Girl U Want dei Devo…
Come state promuovendo il disco?
Grazie alla collaborazione con Protosound Polyproject e L’Altoparlante, abbiamo avuto una buona esposizione radiofonica partecipando a diverse trasmissioni, interviste e live set. Poi ci sono i concerti che per quanti ce ne siano non sono mai abbastanza per placare una fame enorme.
Avete date in programma?
Stiamo concludendo il tour di promozione invernale: saremo al Biko di Milano il 23 febbraio, al Pantagruel di Casale Monferrato (Al) il 25, al Le Baladin di Piozzo (Cn) il 29 febbraio e al Circolo Giovane Italia di Parma il 7 aprile. Speriamo in un’estate davvero ‘calda’ sul versante concerti.
E per chi volesse saperne di più sui Thomas, basta semplicemente recarsi sul loro sito ufficiale. Invito inoltre tutti voi a visitare la mia pagina facebook dove potete contattarmi, farvi conoscere, propormi la vostra musica, leggere il fatto musicale del giorno e ascoltare i brani musicali che propongo. Un modo per confrontarsi e rimanere in contatto costante con tutti voi. Come sempre, Vive le Rock!