Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani in stato di fermo in India

“Il caso diplomatico è già nato. E’ una faccenda complicata”. Parola del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ieri ha risposto così ai cronisti a proposito della vicenda dei due fucilieri di Marina del battaglione San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti a Kollam, nello stato indiano del Kerala, con l’accusa di aver ucciso due pescatori locali scambiando la loro imbarcazione per una nave pirata.

Sul piano giudiziario, la principale novità è che il giudice indiano ha deciso di prolungare fino al 4 marzo la custodia dei marò, che quindi, allo scadere dei tre giorni di fermo di polizia, dovranno ancora rimanere in India in stato di fermo giudizario, ma ancora non in arresto. Nella ricostruzione della vicenda e della dinamica dell’accaduto, invece, il fatto nuovo è l’entrata in scena di una nave greca, la Olympic Flair: in un primo momento sembrava che l’imbarcazione ellenica avesse denunciato all’International chamber of commerce (Icc) – che ha una sezione dedicata alla segnalazione degli attacchi pirateschi – di aver subito un tentativo di abbordaggio proprio nello specchio di mare in cui è avvenuto l’incidente della Enrica Lexie, la petroliera italiana scortata dai marò del Nucleo Militare di protezione (Nmp) a cui appartengono i due soldati fermati. Un portavoce della marina mercantile ellenica, però, ha smentito all’agenzia Ansa che ci sia mai stata tale denuncia: nessuna nave mercantile greca, stando a queste dichiarazioni, è stata dunque attaccata dai pirati nell’Oceano indiano in questi giorni. La confusione sarebbe nata da una errata interpretazione delle tracce radar delle due navi.

E mentre la difesa dei due marò prepara le carte, dall’Italia, è partito per l’India il sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura, con l’incarico di “proseguire a livello politico l’azione fin qui portata avanti da una delegazione di esperti del ministero degli Esteri, della Giustizia e della Difesa”, dice la Farnesina in una nota. Il prossimo martedì, invece, il ministro degli esteri Giulio Terzi arriverà in India per un intervento personale al massimo livello diplomatico possibile. In Italia, nel frattempo, due deputati – Fabio Evangelisti (Idv) e Angelo Compagnoni (Udc) – hanno chiesto che il governo riferisca in parlamento e chiarisca i molti dubbi che ancora circondano la ricostruzione degli eventi. Per il titolare della Farnesina, l’incidente diplomatico tra Italia e India “mette a rischio la lotta antipirateria”, perché quello indiano è un “arrocco su questioni di giurisdizione” che contrasta con lo spirito di “collaborazione multilaterale” necessario per contrastare l’aumento delle azioni piratesche. Terzi ha anche spiegato che per risolvere la questione “non si deve avere fretta ma mantenere una pressione costante e precisa su canali ufficiali, da governo a governo”. Non solo, a quanto pare l’Italia ha anche attivato “canali discreti” di “paesi terzi e altre entità” per arrivare a una mediazione costruttiva.

A mediare tra Roma e New Delhi si muove pure la Chiesa. Il neo-cardinale George Alencherry, nominato pochi giorni fa da papa Benedetto XVI, e arcivescovo della chiesa di rito siro-malabarese a cui appartenevano i due pescatori uccisi, ha detto all’agenzia di stampa Fides di aver contattato “i ministri cattolici del governo del Kerala” per cercare di risolvere “pacificamente” un caso che rischia di essere strumentalizzato dai partiti nazionalisti hindu, che ieri avevano tenuto una manifestazione di protesta davanti alla residenza del magistrato che segue il caso. La polizia è intervenuta con i lati, i lunghi bastoni di bambù usati come manganelli, per disperdere i manifestanti più esagitati. Manifestazione per manifestazione: stamattina a Roma, davanti all’ambasciata indiana in via XX settembre, alcune decine di giovani di Futuro e libertà hanno protestato dietro uno striscione con scritto “solidarietà ai marò italiani”. Tra loro anche alcuni parlamentari di Fli, come il vicepresidente Italo Bocchino e Barbara Contini, responsabile esteri.

Ad alimentare la polemica che sta crescendo attorno al caso dei due marò, ci pensa pure il Cocer della Marina militare, che in un comunicato parla di “infelice concomitanza di eventi”, prima di chiedersi: “Siamo certi che i comandanti delle navi mercantili sono sempre all’altezza della situazione? Non vorremmo – conclude il Cocer della Marina – che le mere ragioni commerciali prevaricassero quelle che sono le norme e le garanzie del diritto”.

di Joseph Zarlingo

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