farà rimanere a casa nei punti vendita di Bologna, ogni settimana, per un anno, 7,5 lavoratori full time su 43 dipendenti. Montroni, direttore del quartier generale dell'Ambasciatori: "Crisi minima. Continuiamo con serietà e qualità il nostro lavoro"
La cassa integrazione a rotazione farà rimanere a casa nei punti vendita di Bologna, ogni settimana, per un anno, 7,5 lavoratori full time su 43 dipendenti: tre all’Ambasciatori, due alle Officine Minganti, uno al Centro Borgo e un part time ciascuno tra Centro Lame, Centronova e sede amministrativa. In totale sono 285 ore lavorative di stop che verranno allargate su tutti i dipendenti delle librerie cittadine, esclusa la dirigenza che porta il computo totale a 60 unità.
Sul giorno di partenza e su come verranno messi in pratica i turni di cassa integrazione se ne riparlerà in un nuovo incontro in programma il primo marzo. Intanto sono gli stessi sindacati di Filcams Cgil ad usare prudenza: “le misure dell’azienda hanno un impatto abbastanza limitato che va comunque valutato con molta attenzione perché non sappiamo ancora quale rotazione e quale sospensione massima verranno attuate.
L’azienda la prende comunque molto alla lontana chiamandolo “piano di rilancio”, specificando che non esistono “esuberi” e sminuendo l’impatto di una scelta inaspettata per una proposta commerciale nata, soprattutto in Emilia Romagna, per contrastare l’impero Feltrinelli. Tanto che il più grande acquisto al momento della costruzione del progetto fu quello del direttore Romano Montroni, trasferitosi proprio da Piazza Ravegnana al quartier generale Coop Ambasciatori in via degli Orefici.
“Questa è una crisi minima nel mercato delle vendite”, spiega al fattoquotidiano.it Montroni, “In altre strutture del nostro settore i cali di vendita sfiorano il 40%. Se avessimo avuto cifre di questo tipo non avremmo di certo preso questi provvedimenti. Ad ogni modo noi proseguiamo con l’impegno di tutti i giorni, con due regole base per continuare a galleggiare: qualità e serietà”.
d.t.