Due quindicenni si accoppiano nel bagno della scuola, reparto maschi. Un compagno li sorprende. “Ci sono due che si stanno divertendo”, dice, tornato in classe. I reprobi vengono scoperti. Parte la punizione. E la punizione è asimmetrica: un giorno di sospensione a lui, quattro a lei.
La vicenda, accaduta a Bassano del Grappa, istituto di ragioneria, di per sé, è irrilevante, ma contiene alcuni mesti spunti di riflessione: in un periodo storico in cui, non di rado, adolescenti girano video volgari da buttare in rete, adolescenti vengono violentate e massacrate, adolescenti appaltano lotti del loro corpo a vecchi maiali, due quindicenni che fanno sesso a scuola, per il piacere e il desiderio di farlo, magari addirittura con un po’ d’amore e, soprattutto, nascosti agli occhi degli altri invece che esibendosi, mi pare meriterebbero un premio, più che una punizione.
Invece ce l’hanno avuta la punizione. E, altra amara riflessione: lei è stata giudicata più colpevole di lui. Perché stava nel bagno dei maschi? Balle. Perché, da Eva in avanti, è sempre stato così. Lui, da solo, la mela dall’albero non l’avrebbe mai staccata. Ma il dettaglio che, più di tutti, rivela lo spirito del tempo è la frase del compagno di scuola, l’involontario delatore: “Si stanno divertendo”, ha detto. Nei beati anni del romanticismo trasgressivo nessuno avrebbe usato quel verbo. Divertirsi. Sarebbe parso riduttivo.
Il Fatto Quotidiano, 21 Febbraio 2012