C’è anche Roberto Ferrarini, il capo del’Unità di crisi di Costa Crociere, tra i sette nuovi indagati per il disastro della Concordia. Con lui il comandante Francesco Schettino comunicò a lungo al telefono, subito dopo l’impatto. Oltre a Ferrarini ci sono Manfred Ursprunger (executive vice presidente fleet operation di Costa), Paolo Parodi (fleet superintendent di Costa) e gli ufficiali Andrea Bongiovanni, Roberto Bosio, Silvia Coronica e Salvatore Ursino. I sette nomi si vanno ad aggiungere a quelli di Schettino e del suo vice in plancia Ciro Ambrosio facendo salire a nove il numero degli indagati. Le accuse sarebbero di omicidio colposo, naufragio, e omissione della comunicazione all’autorità marittima.
La notizia degli sviluppi giudiziari arriva nel giorno del ritrovamento della piccola Dayana, la bambina riminese di 5 anni dispersa nel naufragio. C’è anche il suo corpo infatti tra i 4 cadaveri rintracciati questa mattina dai soccorritori, ai quali se ne sono aggiunti altri 4, individuati nel pomeriggio ma ancora impossibili da recuperare a causa del peggioramento delle condizioni meteo. Non si sa ancora se tra questi c’è anche il padre della bimba, Wiliam Arlotti, che il 13 gennaio si trovava insieme a lei. Secondo la struttura commissariale della Protezione civile, la piccola sarebbe già stata recuperata e portata all’esterno del relitto insieme ad un altri due corpi, attribuibili a una donna e a un uomo.
Dayana era in crociera insieme al padre William, di 36 anni, e alla sua compagna, Michela Maroncelli, l’unica superstite dei tre. Secondo alcune testimonianze, Dayana sarebbe scivolata nella parte sommersa della nave nei concitati momenti successivi all’impatto, quando erano già in corso le operazioni per far salire i passeggeri sulle scialuppe di salvataggio. Il padre, invece, malato cronico, potrebbe aver perso la vita nel tentativo di raggiungere la cabina dove teneva le medicine salvavita.
Le speranze di ritrovarli in vita si erano via via affievolite col passare dei giorni. Oggi, a più di un mese da quella maledetta notte, arriva l’ultima, drammatica, notizia per Susy Albertini, la mamma della bambina, che più volte nelle scorse settimane aveva visitato l’Isola del Giglio senza mai darsi pace. “Fatemi salire per ritrovare mia figlia, a me risponderà” aveva chiesto pochi giorni dopo l’incidente.
Oltre a quello della bambina, oggi il relitto della Costa Concordia, adagiato dal 13 gennaio di fronte all’isola del Giglio, ha restituito altri sette corpi, dopo 3 settimane in cui le ricerche, ridotte di molto, non avevano più dato alcun esito. Individuati dai Vigili del fuoco, i cadaveri si trovavano all’interno del ponte 4, nella parte immersa a poppa, zona indicata da diversi testimoni come punto di raccolta dove si sarebbero potute trovare molte persone. Il bilancio ora è quindi di 25 morti e 7 dispersi.
Proprio ieri il Commissario delegato per l’emergenza del naufragio della Costa Concordia, Franco Gabrielli, aveva formalizzato la conclusione delle attività di “soccorso e ricerca”, ossia tutte quelle operazioni che presuppongono ci possa essere ancora qualcuno in vita. Dando invece il via alla fase di “ricerca e recupero”, il cui coordinamento è stato affidato al contrammiraglio Ilarione Dell’Anna.
Intanto, dopo lo stop di ieri dovuto a forti venti di grecale e a mare mosso, gli operai della Smit e della Neri, le due ditte incaricate di svuotare i serbatoi della nave, hanno concluso la prima fase del recupero del carburante. Nell’ultima settimana sono più di 1300 i metri cubi di gasolio estratti dai tecnici. Mentre è atteso nei prossimi giorni l’avvio della seconda fase dei lavori, che prevede la rimozione del carburante dai restanti 9 serbatoi collocati nella zona poppiera della nave.
di Antonio Massari e Giulia Zaccariello