Beppe Grillo attacca Gian Carlo Caselli, il procuratore di Torino oggetto di ripetute contestazioni negli ultimi giorni per gli arresti di 26 esponenti del movimento No Tav accusati di violenze negli scontri in Val Susa. Nel suo frequentatissimo blog, sotto un fotomontaggio che raffigura Caselli in versione Superman, Grillo definisce ironicamente Caselli “uno di noi”, “il miglior sponsor del movimento No Tav”. Perché “le sue azioni vanno giudicate per gli effetti”. E gli effetti, per il comico genovese, sono quelli di portare “il verbo No Tav di città in città, da Milano a Genova con il pretesto della presentazione del suo libro ‘Assalto alla giustizia’.
Il riferimento è appunto alle proteste che hanno accompagnato le recenti apparizioni pubbliche del magistrato incentrate sul libro, edito da Melampo, che parla proprio degli “assalti” che le toghe subiscono, da destra e da sinistra, quando indagano e giudicano fatti sgraditi a determinate parti politiche. Ieri Caselli è stato accolto da una dura protesta a Genova, mentre il 20 febbraio due appuntamenti milanesi sono stati annullati in vista di problemi di ordine pubblico.
“I No Tav che lo vogliono zittire, come lui ha affermato, sbagliano”, continua Grillo. “Più parla, più la solidarietà per la Val di Susa aumenta in tutta Italia. Caselli che equipara i No Tav ai camorristi è il miglior spot contro lo sperpero di 23 miliardi di euro per fare un tunnel per un traffico merci inesistente”. Il post entra nel merito dell’inchiesta giudiziaria: “Se la Procura di Torino ha ritenuto di trattenere in carcere per settimane due donne incensurate, di cui una madre di tre figli, per ragioni come ‘concorso morale’, Caselli dovrebbe ricevere la cittadinanza onoraria dai comuni di Chiomonte e di Venaus per aver compattato e indignato decine di migliaia di valsusini e italiani”. E la conclusione: “La criminalità organizzata ai no tav gli fa una sega, belin”. (Qui il post di Grillo).
Caselli ha ribadito in questi giorni che l’inchiesta della Procura di Torino non intende in alcun modo colpire il movimento e le ragioni della sua protesta, ma soltanto singoli individui accusati di specifici atti di violenza nelle manifestazioni dell’estate scorsa in Val Susa.