Cocaina e presunte frequentazioni gay. A finire nei guai è un sacerdote di 48 anni di Rimini, Alberto Bastoni, che da giorni, come riporta oggi panorama.it, ha fatto perdere le proprie tracce.

Bastoni ha un curriculum ecclesiastico di tutto rispetto: è stato tenore nel coro dei “pueri cantores” della cappella Sistina, animatore degli incontri del Centro di azione liturgica promosso dalla Cei e addirittura rettore del Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza, dove i vescovi italiani, per anni, hanno svolto le loro assemblee generali (la comunità dell’Amore misericordioso, fra l’altro, gestisce una casa annessa al santuario dove sono ospitati sacerdoti con problemi che vanno dall’alcool alla pedofilia).

Peccato che Bastoni abbia o almeno abbia avuto una doppia vita, come rivelano i verbali dei carabinieri di Todi. Il prete riminese- che è stato segnalato alla Prefettura come assuntore di cocaina dopo una soffiata che ha portato le forze dell’ordine sotto casa di Massimo Giraldi, istruttore di pattinaggio artistico a Torgiano- la notte del 30 gennaio scorso è stato fermato dagli uomini dell’Arma mentre era alla guida della sua Fiat Punto. Ai carabinieri il sacerdote ha consegnato “spontaneamente” tre dosi di cocaina nascoste nel portafogli, pagate 200 euro. Non solo. Bastoni ha consegnato anche 10 grammi di “tolylacetoethyle-thylamine”, un “fertilizzante” che viene inalato per ottenere effetti eccitanti. Questa la confessione del prete ai carabinieri: “Fumo la cocaina, tale metodo prevede che la droga venga sciolta con il calore in un cucchiaio, poi si versa in una bottiglia e si aspira”. E ancora: “Ho iniziato a fare uso di droga da sei anni, da quando mi trovavo a Roma per motivi professionali”.

Gli ambienti gay emergono dalle parole di Giraldi, a sua volta interrogato dai carabineri e a sua volta pizzicato quella sera con della coca (un grammo). Giraldi ha ammesso di aver ospitato Bastoni a casa sua e ha detto che il sacerdote più volte avrebbe portato amici per fare sesso: “Utilizzavano casa mia perché lui non ha la piena disponibilità di un’abitazione. A volte aveva con sé droga che consumava coi suoi amici, offrendone occasionalmente anche a me”. Ai militari che hanno perquisito la camera singola e lo studio in viale Madre Speranza, a due passi dal Santuario, il parroco ha espresso la propria disponibilità a collaborare alle indagini.

Indagini che hanno già portato ad alcuni arresti nell’ambito dell’inchiesta ancora in corso (uno degli indagati patteggerà la pena nel processo per direttissima che riprenderà la prossima settimana davanti al giudice monocratico del tribunale di Perugia, Marco Verola). Sulla rubrica del cellulare di Bastoni fioccano i numeri degli spacciatori: ad esempio, c’è quello dell’albanese Rudy che gli ha venduto la coca poco prima dell’intervento dei carabinieri in un parcheggio a Perugia. Ma anche quello di un argentino rappresentante di macchine per il caffè, conosciuto vicino ad una discoteca, e quello di un altro spacciatore. A questi il parroco riminese parlava in codice, dicendo “…siamo in due… oppure siamo in tre…” per fargli capire quanta droga serviva ad ogni occasione. C’è pure Cristian, che “ogni tanto cambia numero” e spaccia droga “di più alta qualità”, ha aggiunto Bastoni, mentre Jonathan si mostrava invece molto caro (“120 euro al grammo”) seppure dotato di buon cuore (“talvolta mi omaggiava di qualche dose”).

Il punto è che da quella notte il prete è scomparso. “Don Alberto purtroppo non sta bene, ha bisogno di cure e non tornerà per molto tempo”, fanno sapere dalla canonica.

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