La Virtus Pallacanestro Bologna è “trattata male”. L’ultimo sfogo dell’ex patron bianconero Alfredo Cazzola, ex patron anche di Motor Show e Bologna Fc, oltre che ex candidato a sindaco della città, aveva puntato dritto al cuore del Museo di Città di Palazzo Pepoli. Per poi diventare un j’accuse a tutto campo sulla vita cittadina bolognese pubblicato questa mattina dal Corriere di Bologna con fendenti alla giunta Merola su come ha gestito il piano neve (“la manutenzione della città viene fatta male speculando al ribasso, magari affidando appalti generici alle Coop”) e sul Civis (“decine di milioni di euro senza che nessuno si prenda la responsabilità politico-amministrativa”).
L’inghippo pare comunque partire proprio da lì, nel corridoietto della stanza numero 30 di via Castiglione 8, in quel breve e stretto corridoio al secondo piano del Museo targato Roversi Monaco, dove sono state stipate le gesta sportive della storia bolognese.
Tra le fortune lontanissime, se non fosse per i colpi di tacco di Ramirez, del Bologna Fc e quelle della Fortitudo di Carlton Myers, secondo Cazzola una maglietta usata del mitico virtussino Renato Villalta non è sufficiente per ricordare quanto la Virtus ha dato alla città, nonché al basket nazionale, finanche all’immagine internazionale dell’Italia. “Sono rimasto colpito quando alla fine della visita del bellissimo Museo della Città sul percorso espositivo ho notato la bacheca che parla degli sport a Bologna”, spiega Cazzola, “lì ho visto la maglia e il gagliardetto del Bologna calcio e i risultati della società rossoblù citati come quelli della F scudata, poi ‘solo’ la maglia bianconera di Villalta. Ci ho girato attorno due tre volte, e mi sono detto ‘forse ho sbagliato’, mi sono dato un pizzicotto, e ho riguardato: era proprio così”.
“Benissimo”, prosegue, “parlare di Etruschi, Galli Boi e Romani e della storia della città, ma se dovete parlare di sport, e nessuno vi obbligava a parlarne, se fate riferimento ad una società che ha dato quello ha dato, e non solo da oggi e non solo con me, beh fatelo benino”.
Per ora risposte da Fabio Roversi Monaco non ne sono arrivate, come del resto si è smarcato l’attuale presidente della Virtus, Claudio Sabatini che ha preferito ricordare come “ci sia già un altro museo dedicato alla Virtus e che dobbiamo solo ringraziare Roversi Monaco per un’opera così magnifica”.
E sulle sue esternazioni è ritornato oggi Cazzola che al fattoquotidiano.it ha rincarato la dose sulla “svista museale”: “anche se la stanza trenta è allestita temporaneamente e magari i suoi contenuti muteranno nei mesi a venire, per me rimane un errore pacchiano. Massimo rispetto per Roversi Monaco con cui abbiamo un buon rapporto, ma chiedo ulteriormente di correggere l’errore e mi rifiuto di pensare ad una disattenzione”.
Sezione sportiva, quella del Museo della Città, che è stata approntata con una logica probabilmente non di oggettività storica, ma di area semantica, senza la necessità di un allestimento permanente. “Posso comprendere”, chiosa Cazzola che nell’ambito sportivo oltre che a vincere scudetti con la Virtus si precipitò in mezzo al campo di un Bologna-Brescia bloccando la partita e accusando gli arbitri di aver subito inusitati torti, “ma questa motivazione non è scritta da nessuna parte, quel corridoio è un pezzo del museo, come quello sui Bentivoglio o sugli Etruschi. E poi amici che mi hanno segnalato la svista, mi hanno anche detto che l’errore era già stato fatto presente alla direzione del museo qualche settimana prima dell’inaugurazione”.
d.t.