Sequestrato e poi dissequestrato per due terzi dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell’estate del 2007, avrebbe dovuto subire demolizioni consistenti per rientrare nei canoni della legalità. E invece il “Green Domitia Village” a Lago Patria, nel territorio di Castelvolturno, è diventato un complesso turistico imponente e devastante per l’impatto ambientale su uno dei siti più compromessi d’Italia, il litorale domitio, un tempo invece tra le bellezze della costa campano-laziale. Attorno a quello scempio ruotava un sodalizio tra imprenditori e camorra. Ora un’operazione della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di 14 persone e al sequestro di beni per oltre 250 milioni di euro. Tra gli arrestati, a tre dei quali è stato concesso il beneficio dei domiciliari, anche Raffaele Giuliani, già accusato nel 2004 di essere organico al clan e condannato con sentenza passata in giudicato, che però continuava a gestire le attività edili per conto della camorra nel territorio di Castelvolturno e Casaluce ottenendo da funzionari pubblici concessioni illegittime. Con lui anche l’imprenditore Angelo Simeoni, che attraverso il capo zona del clan, Vincenzo Zagaria, aveva stretto il patto con la fazione dei Casalesi che fa capo al boss detenuto all’ergastolo Francesco Bidognetti. Tra gli indagati risulta invece anche un generale dei carabinieri in pensione. Domenico Cagnazzo, questo il suo nome, avrebbe riferito all’ex sindaco di Casaluce notizie sulla proposta di scioglimento del Consiglio comunale avanzata dalla Prefettura di Caserta.
Giuliani era stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso nel 2004, sentenza passata in giudicato ed era sottoposto a misure alternative alla detenzione ma “simulava” – scrivono i magistrati – la partecipazione a un percorso terapeutico riabilitativo dalla tossicodipendenza, riuscendo anche ad avere trattamenti di favore dalla comunità’ “L’Arcobaleno”, cui era in carico. In questo modo continuava a curare indisturbato le attività edilizie di spessore per conto dei Casalesi nell’agro aversano, sul litorale domitio e in molti dei paesi limitrofi a Caserta.
Era lui a gestire quella che il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, che ha coordinato le indagini della procura antimafia di Napoli, definisce una “ragnatela” di connivenze tra imprenditori. Giuliani stesso si occupava anche degli interessi dei Belforte, clan di Marcianise alleato dei Casalesi nel territorio di San Marco Evangelista. Grazie ai suoi rapporti con la criminalità organizzata e alla complicità della politica locale, che riceveva ingenti somme di denaro per i ‘favori’ resi, riusciva a ottenere il rilascio di concessioni illegittime e autorizzazioni amministrative viziate da gravi falsità, realizzando operazioni di speculazione edilizia anche con gravi scempi ambientali, come nel caso del complesso turistico ‘Domitia Village’.