E così a undici mesi da un clamoroso arresto con pesanti accuse di collusioni con i clan casalesi, e dopo aver trascorso otto mesi in carcere e due ai domiciliari, Giorgio Magliocca, avvocato, ex sindaco Pdl di Pignataro Maggiore (Caserta) e membro dello staff del sindaco di Roma Gianni Alemanno, è stato assolto con formula piena dal reato di concorso esterno in associazione camorristica “perché il fatto non sussiste”. Lo ha sentenziato il Gup di Napoli Eduardo De Gregorio al termine di un processo svolto col rito abbreviato. La Dda aveva chiesto una condanna di sette anni e mezzo.
Non è il caso di azzardarsi a commentare una sentenza di cui non si conoscono ancora le motivazioni. La magistratura va rispettata in ogni momento: quando assolve e quando condanna, quando emette misure cautelari e quando le revoca. Del resto, più controlli e più gradi di giudizio servono proprio a ridurre al minimo l’errore giudiziario, che è umano ed è sempre in agguato.
E’ il caso invece di dedicare le poche righe di questo blog a una (auto) critica al mondo del giornalismo e dei media. La notizia dell’assoluzione di Magliocca è stata sostanzialmente ignorata o liquidata con trafiletti di poche righe. Spazi notevolmente inferiori alle pagine e pagine dedicate all’arresto e alle motivazioni della custodia cautelare, che dipingevano Magliocca come un complice della camorra casertana sul delicato tema della gestione dei beni confiscati. La sproporzione tra l’attenzione dedicata alle indagini preliminari, dove i pm agiscono (legittimamente) senza contraddittorio, e quella dedicata alle sentenze, pronunciate dopo un confronto tra accusa e difesa mediato da giudici che si muovono all’accertamento della verità, è un corto circuito grave nel sistema dell’informazione. Che si ripete troppo stesso. Dovremmo tutti fare ammenda.