Fare ricerca in ambito ufologico non è facile, anzi, lo scherno è sempre l’ostacolo principale. Eppure oggi molti paradigmi sono cambiati. Dopo la rivoluzione copernicana, che ha spostato il nostro pianeta in un braccio periferico della nostra galassia, da pochi anni ecco la scoperta che i sistemi planetari non sono una rara presenza ma una fatto normale. Anzi vengono scoperti perfino gli Steppenwolf, cioè i pianeti espulsi dal proprio sistema planetario e che percorrono come “lupi solitari” il nostro universo.
E’ recente la notizia che è stato scoperto persino il primo pianeta extra galattico cioè proveniente da un’altra galassia. Tutto appare come un naturale processo, molto coerente, invece i cambiamenti di situazione scuotono e turbano le menti più conservatrici, eppure la scienza dovrebbe essere un continuo divenire, fatto di nuove scoperte, nuovi princìpi, molta prudenza ma sempre alla ricerca di una spiegazione per quello che ai nostri occhi appare un mistero. Non si possono trattare alcuni argomenti e affrontare questioni come chiacchiere da bar, senza uno studio serio o senza aver mai preso visione di documenti governativi, ormai posti su internet dalle autorità competenti. Affermare che le meteoriti stesse provenissero dallo spazio infinito, pensare che dal cielo potessero cadere pietre era una follia fino all’epoca della guerra di secessione americana, (famosa a riguardo l’esternazione del presidente e scienziato Jefferson). Eppure nonostante i quattromila anni di storia astronomica, partendo dalle osservazioni celesti fatte dai babilonesi, ecco che le meteoriti escono dal mito e diventano realtà solo alla fine del ‘800.
Tommaso Campanella asseriva che “ tutto quello che conosco è scienza, quello che non conosco è magia”. Un dogma e una scorciatoia per non approfondire o sviluppare quel processo dialettico della conoscenza fatta di tesi ed antitesi, per arrivare o ad una sintesi o ad un nuovo punto di svolta. Questa frase forse è il cardine di un ragionamento che serve a non allontanare troppo il campo dalla ricerca, per molti inutile e dispendiosa, coma la ricerca SETI, sulle forme di vita intelligente nell’universo. Nell’ultimo libro di Paul Davies, “Lo strano silenzio”, si afferma che la nostra ricerca sia troppo antropocentrica e fatta di luoghi comuni e che la ricerca SETI vada quindi profondamente ripensata.. Bene. Le nuove scoperte di pianeti extra solari ci spingono a pensare che la vita sia una costante nell’universo e sia una cosa comune. Allora come negare la possibilità rimanendo nel campo delle speculazioni, che una civiltà con solo qualche migliaio di anni di evoluzione superiore alla nostra non abbia trovato gli strumenti per visitarci? Magari senza annullare i dogmi della attuale nostra comprensione della fisica? (una fisica del 2012..).
La scala dello sviluppo di civiltà extraterrestri attualmente presenti nella galassia veniva svolto egregiamente dai fisici Shklovskii, da Kardashev e ora aggiornata da Michio Kaku. Ora il noto astrofisico, Stephen Hawking, ha criticato quegli scienziati che inviano messaggi nel cosmo, facilmente intercettabili da una civiltà aliena avanzata, la cui esistenza, anche se non ancora provata, è considerata altamente probabile. Quindi rischieremo di fare la fine degli indios davanti a Colombo. I timori di Hawking confermano che nel campo scientifico non solo, possono esistere queste civiltà avanzate, ma che addirittura potrebbero raggiungerci ed annientarci.
Non a caso se il regista Stanley Kubrick sosteneva che se ci fossimo trovati di fronte ad una civiltà extraterrestre, quindi dinnanzi ad una manifesta tecnologia molto più evoluta della nostra, questa scienza ci apparirebbe come magia. Ecco allora possibili e giustificabili le osservazioni fatte da piloti militari e civili, di velivoli dalle incredibili se non impossibili capacità operative. Ricordando che i test militari, vengono fatti in aree non raggiungibili dallo sguardo comune. Esistono tracciati radar ben documentati sulla flottiglia su Washington nel 1952 (se i velivoli sopra il Campidoglio, fossero stati russi…la storia oggi sarebbe diversa), Bruxelles 1989 e ’90. Ma i casi censiti da piloti, con rapporti degni di attenzione sono molti e non riconducibili ad errori umani o cattive interpretazioni o fenomeni naturali.
Fino a ieri il problema delle fonti era insuperabile. Sicurezza nazionale, Segreti vari, tutto era non consultabile e coperto da riserbo o segreto. Oggi invece, (eccezione fatta per gli Usa) con il cambio di paradigma, abbiamo esempi di pubblicazione di migliaia di dati, pur se non tutti esaustivi, che aprono ad un ragionevole dubbio, cioè che in effetti qualcosa o qualcuno che ci venga fare visita da fuori, non sia una eresia. Ed il fatto che non riusciamo a comprenderlo non vuol dire che ciò sia magia, ma probabilmente solo la presenza di una manifestazione di una tecnologia avanzatissima, a noi sconosciuta.
Sul sito del CNES l’ente aerospaziale francese, troviamo moltissimi casi investigati dal CNES stesso e dalla Gendarmeria. Tutti dati resi su internet tramite il centro di ricerche specializzato dello CNES, il GEIPAN, ad oggi pubblicati 1600 casi, 100mila pagine di rapporti, 3000 verbali ed oltre 6000 testimonianze redatte dalle autorità competenti.
Anche il MoD Ministero della Difesa britannico, ha postato su web tramite gli archivi nazionali, una complessa documentazione che non può lasciare indifferenti.
Molti organismi militari di altri paesi hanno intrapreso la strada della pubblicazione dei dati sul web, dal primato italiano dello Stato Maggiore dell’Aeronautica con i dati del reparto Generale Sicurezza, al Canada passando per Finlandia, Irlanda, Svezia, Svizzera, Danimarca, Israele, Ucraina, Argentina, Brasile, Cile, Ecuador, Peru,Uruguay, Nuova Zelanda, Australia.
Inoltre, questa estate è stato presentato il libro della giornalista statunitense Leslie Kean che ha raccolto le testimonianze di militari di altissimo livello di vari paesi del mondo, con le relazioni svolte nel 2007 alla National Press Conference di Washington.
Ma questo è un altro capitolo.