Fabio Bernardi, il capo della squadra mobile di Bologna, potrebbe nel giro delle prossime settimane lasciare una città nella quale, in 4 anni di attività, ha lavorato per contrastare la criminalità diffusa e le infiltrazioni delle mafie, soprattutto della ‘ndrangheta. In attesa della conferma di un nuovo incarico prima a Roma e poi di un probabile ruolo all’estero come ufficiale di collegamento, c’è chi intanto chiede che il sindaco Virginio Merola assegni al primo dirigente di polizia il Nettuno d’Oro, onorificenza del Comune di Bologna, perché in tema antimafia viene definito un “esempio da imitare e rinverdire”.
A farlo, in un ordine del giorno in corso di definizione e che verrà presentato a breve, sono Federica Salsi (Movimento 5 Stelle) e Lucia Borgonzoni (Lega Nord), che hanno sottoposto il testo anche al gruppo consiliare del Pdl dal quale è arrivata la disponibilità a sottoscriverlo. “Si tratta comunque di una proposta sulla quale cercheremo di coinvolgere anche altre forze politiche”, ha detto la consigliera del Carroccio, che aggiunge: “Su un tema del genere anzi auspichiamo un ampio supporto”. Per Marco Lisei, presidente del gruppo consiliare Pdl, “i riscontri sull’operato del dirigente di polizia sono positivi e lo ritengono un soggetto che può rappresentare anche in termini simbolici, oltre che fattuali, la lotta alla mafia in città”.
Giunto a comandare la squadra mobile del capoluogo nel 2008, Fabio Bernardi, 53 anni e bergamasco d’origine, arrivava dalla questura di Milano e con sé ha portato le sue esperienze in tema di antidroga e mafie acquisite fin da quando ha lavorato a Genova. Con la presa di servizio a Bologna, poi, i primi mesi sono stati investiti nello sviluppo della conoscenza del territorio e soprattutto nella mappatura delle organizzazioni criminali che si erano insediate in zona e che da qui avevano ormai avviato business, soprattutto legati al narcotraffico, con respiro internazionale.
Era così emerso – come hanno confermato attività investigative successive – che nel 2008 il boss calabrese Carmelo Bellocco, dopo un periodo di detenzione nel carcere della Dozza, non aveva ripreso la strada di Rosarno, ma era andato a vivere a Granarolo dell’Emilia ed era stato assunto da una ditta, la Veneta Frutta, di un conterraneo che operava al mercato ortofrutticolo di Bologna. Un anno più tardi le attenzioni di Bernardi e dei suoi uomini avevano portato a sventare una faida con un clan rivale, oltre ad effettuare numerosi arresti di aggregati alla cosca Bellocco.
Altro nome rilevante della ‘ndrangheta nel bolognese emerso dalle indagini della squadra mobile di Bologna è stato quello di Vincenzo Barbieri. L’uomo all’inizio del decennio scorso aveva scontato i domiciliari all’Hotel Baglioni, uno degli alberghi più prestigiosi del centro storico, e scontata la pena si era messo a trafficare dall’Emilia venendo di nuovo arrestato negli anni successivi. Il boss, legato ai Mancuso, è stato ucciso in Calabria un anno fa, ma i suoi affari sono andati avanti con la gestione dei Ventrici, risultati titolari in provincia tra l’altro di agenzie immobiliari, strutture di ricezione e immobili di pregio che sono stati sequestrati nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal sostituto della Dda Enrico Cieri e del procuratore capo Roberto Alfonso. Peraltro proprio a questo ambito deve ascriversi un traffico di droga scoperto l’estate scorsa dalla polizia di Stato.
Traffico che, amministrato dalla taverna di un villa della zona, collegava l’Italia alla Spagna e all’Austria arrivando a comprendere i cartelli della droga sudamericani che avrebbero rifornito i calabresi di cocaina imbarcata dal settore militare dell’aeroporto di Quito, capitale del Perù, per approdare a Lubiana, in Slovenia. Qui, se il piano fosse filato liscio, la droga sarebbe stata prelevata da uomini della ‘ndrangheta insediati in Emilia Romagna per essere portata in Italia e smerciata. Questa è stata in sostanza l’operazione Due Torri Connection, messa a segno tra il luglio e l’agosto 2011.
E questi sono alcuni dei risultati raggiunti dal pool di Bernardi da quando ha assunto il comando della squadra mobile di Bologna. Citati nel documento di Movimento 5 Stelle e centrodestra, si uniscono ad altri. Ne scaturisce un quadro in cui il lavoro del primo dirigente si è concretizzato anche “confiscando […] beni per milioni di euro a sodalizi criminali […], avviando importanti denunce contro la pubblica amministrazione e nello specifico avviando iniziative e attività mai avviate prima nell’ambito degli appalti e del settore urbanistico”.
Inoltre, a rimarcare il contributo alla “cultura antimafia” in Emilia Romagna di Bernardi, aggiunge l’ordine del giorno in fieri, si sottolinea che “nell’udienza conoscitiva del 20 febbraio 2012 il giornalista Giovanni Tizian, sotto scorta dal dicembre 2011, autore del libro Gotica e di numerose inchieste, ha in più di una occasione citato le indagini svolte dalla squadra mobile di Bologna per argomentare in merito alle infiltrazioni mafiose nel nostro territorio”.
Se da parte della maggioranza si attende di leggere il testo definitivo di M5S, Lega Nord e Pdl, il discorso sulle infiltrazioni in zona continua a tornare a Palazzo d’Accursio. Il consigliere Lorenzo Cipriani (Amelia per Bo) ha di recente ricordato che “il Comune di Bologna si è dotato di uno strumento di grande efficacia sotto questo aspetto: sto parlando del protocollo di intesa con Cgil, Cisl e Uil in materia di appalti di lavori, forniture e servizi, sottoscritto dall’allora sindaco Sergio Cofferati, il 24 novembre del 2005. È uno strumento di grande efficacia, qualora venga messo nelle condizioni di essere applicato, cosa che sinora non è sempre avvenuta”.
In merito invece all’istituzione di una commissione consiliare antimafia, “è un argomento su cui abbiamo ragionato e per farla funzionare quanto prima è stato deciso di incaricare la terza commissione su attività produttive, commerciali e turismo con una specifica delega alla legalità”, dice il presidente del gruppo Pd Sergio Lo Giudice. “Ora stiamo valutando se istituire una commissione speciale e prima di giungere a una decisione occorre valutare il tutto in termini organizzativi e di risorse. La giunta rimane comunque attiva sul tema antimafia”.