La riforma degli ammortizzatori sociali potrà andare a regime tra cinque anni, nel 2017. Lo ha detto Susanna Camusso, leader della Cgil, al termine dell’incontro Governo-parti sociali. Resta da sciogliere – ha detto la stessa Camusso – il nodo della copertura finanziaria della riforma. “Finché il governo non ci dice quante risorse ci sono per gli ammortizzatori sociali – ha aggiunto – è impossibile dire se la riforma va nella giusta direzione. A risorse invariate – concluso – siamo di fronte a una riduzione delle tutele e così non va bene”. Argomento, questo, condiviso anche dagli altri due segretari dei sindacati confederali. Per la riforma degli ammortizzatori sociali il governo deve chiarire “chi ha diritto ad accedere, quante risorse ognuno potrà percepire e per quanto tempo. Solo queste risposte ci diranno se la sua proposta migliorerà le condizioni”, ha detto il leader della Uil Angeletti. Più fiducioso Bonanni della Cisl, che pur sottolineando gli stessi temi, ha detto: “Ci sono alcune questioni che non tornano ma sono certo che ne usciremo”.
Nelle stesse ore in cui i sindacati sedevano al tavolo con il ministro Fornero, il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Monti, al quale ha ribadito le sue perplessità, dopo che ieri il tema del lavoro era stato oggetto di uno scambio critico con il ministro del Welfare. Il leader del Pd ha chiesto al governo di “fare ogni sforzo perché da quel tavolo esca un accordo”. Dopo il clamore suscitato delle dichiarazioni sul si’ non scontato in caso di mancata intesa, Bersani ha avuto un incontro di poco più di un’ora con il presidente del Consiglio. “E’ stato un incontro positivo – ha detto – mi è sembrato di cogliere l’intenzione vera di trovare una soluzione alla riforma del mercato del lavoro”, ha riferito Bersani al termine del colloquio, chiarendo che il Pd “non mette paletti” sulla riforma “ma credo abbia dato il suo contributo chiarendo che per noi la priorità numero uno è la precarietà”. E su questo, ha spiegato, “credo di essere stato compreso”.
Già nella tarda mattinata Bersani aveva avvertito: “Rompere a quel tavolo vuol dire ‘liberi tutti’. L’accordo può anche non riuscire, ma voglio essere sicuro che ci provino tutti”. Durante il faccia a faccia con Monti, Bersani ha sottolineato che “immaginare una riforma del mercato del lavoro lacerante e divisiva, senza il consenso parti sociali, rischierebbe di consegnarci un minuto dopo un Paese che ribolle” laddove è invece “il momento di tenerlo insieme”.