La Corte Costituzionale “esercita le sue funzioni nel ruolo di organo di garanzia in modo indipendente dalla politica, in conformità alla sua istituzionale posizione di terzietà e neutralità”. E’ quanto ha voluto sottolineare il presidente della Consula, Alfonso Quaranta, aprendo la sua relazione sulla giurisprudenza costituzionale del 2011. La condizione di contiguità che la Corte ha con la politica “non esclude affatto l’imparzialità”, assicurata “dalla rigorosa osservanza del principio di collegialità” e dalla “trasparenza” dell’azione della Corte. Secondo Quaranta, il ruolo della Consulta “non è solo di tutela della legalità costituzionale, ma anche di mediazione di conflitti sociali, concorrendo, in modo sostanziale, all’adeguamento del diritto all’evoluzione del corpo sociale”. La Consulta, dunque, rileva il suo presidente, “si pone in una posizione di centralità nel sistema delle garanzie costituzionali”. Non a torto, secondo Quaranta, “permane il convincimento che la Corte debba essere definita come la ‘Corte dei diritti’ e non solo dei conflitti”.

In questi ultimi tempi, ha proseguito Quaranta, “si è assistito al ripetersi di attacchi alla Corte nel suo complesso o a singoli giudici, nonché alla pubblicazione di ricostruzioni, tra l’altro generalmente inesatte delle discussioni che si svolgono all’interno della camera di consiglio”. Alla luce di ciò Quaranta ha voluto precisare che “le decisioni della Corte sono sempre frutto di una valutazione collegiale, basata esclusivamente sul confronto diretto di argomentazioni giuridiche” e “nessuna in condizione di conoscere o predeterminare l’esito in una discussione in camera di consiglio e, tantomeno, prevedere il contenuto di future decisioni”. Inoltre, ha sottolineato il presidente, “insinuazioni aventi a oggetto la Corte o singoli suoi componenti non hanno avuto, non hanno e non avranno mai alcuna incidenza sul sereno ed indipendente esercizio della giurisdizione costituzionale”. L’auspicio di Quaranta, dunque, è che “gli organi di stampa, la cui funzione è certamente essenziale nell’ordinamento democratico, si basino sempre su dati controllati e verificati, pur nell’esercizio del sacrosanto diritto di critica, anche aspra, delle decisioni della Corte; critiche – ha concluso il presidente – che ben possono essere utili alla Corte stessa per le sue successive valutazioni e decisioni”.

Aperte e chiuse le polemiche, Quaranta ha snocciolato i dati. Il numero dei giudizi definiti nel 2011 dalla Consulta “è stato superiore alle sopravvenienze intervenute nello stesso anno, determinando in tal modo, una significativa riduzione della pendenza esistente all’inizio dell’anno”: al 31 dicembre la pendenza era pari a 374 giudizi, rispetto ai 432 registrati alla fine del 2010. La durata media dei giudizi dinnanzi alla Corte Costituzionale è stata di circa 10-11 mesi. Nel 2011, la Consulta ha emesso 166 sentenze e 176 ordinanze per un totale di 342 pronunce. “I 170 ricorsi – ha spiegato Quaranta – relativi al contenzioso tra Stato e Regioni pervenuti nel corso del 2011 sono stati tutti assegnati per la loro trattazione, già fissata per le udienze che si terranno fino a settembre 2012”. La maggior parte delle decisioni adottate (196) è stata resa all’esito di giudizi in via incidentale. Novantasei pronunce hanno invece riguardato ricorsi in via principale, 26 conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato e tra enti, mentre 7 sono state le decisioni su richieste di ammissibilità di referendum popolare.

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