Pesantissima la conta dei danni tra le montagne del riminese. Decine di aziende hanno perso capi di bestiame e si ritrovano senza più macchinari: "Qui è come se fosse scoppiata una bomba atomica"
L’azienda Tosi, uno degli allevamenti più grandi del riminese, ha perso 70 vacche da latte su 650 capi. “Arrivano i funzionari provinciali e rimangono senza parole – spiega la titolare – qui è come se fosse scoppiata una bomba atomica. Non resta più nulla. Tutto è schiantato”. Le foto di quello che resta del capannone sono emblematiche. Ottomila metri quadri spariti sotto il peso di metri e metri di neve e ghiaccio. Fortuna che con l’aiuto dei pompieri le altre vacche sono state messe al riparo in strutture sicure, altrimenti il danno sarebbe stato inaffrontabile. Non solo bestiame ovviamente, alcuni hanno perso il capannone che faceva da magazzino e fienile. “Qui abbiamo tutti piccole attività, nemmeno per loro sarà uno scherzo ricostruire”, spiega Stefano, piccolo allevatore della valle che ha salvato le sue 60 mucche spalando giorno e notte la neve dal tetto della stalla. “Ma ai vicini è andata molto peggio, lì è venuto giù tutto”.
Eppure i soccorsi hanno funzionato bene. In Valmarecchia e nell’entroterra di Forlì e Cesena i volontari della protezione civile sono arrivati in forze, così come i pompieri che hanno tolto dai guai centinaia di persone intrappolate da una delle più grosse nevicate a memoria d’uomo. Quando si chiede a imprenditori e semplici cittadini se sono stati aiutati e come, tutti non hanno che da ringraziare, chi il proprio sindaco, chi l’unità di crisi della protezione civile, chi i funzionari di Regione e Provincia. Eppure non è bastato, e la neve ha devastato il territorio. Per ora mancano dati ufficiali, i funzionari incaricati stanno ancora facendo i conti dei danni e effettuando i sopralluoghi. Le stime ufficiose parlano di 300 crolli e decine di case inagibili. In tutto 116 persone sono state costretto ad abbandonare la propria abitazione a rischio crollo e ora vivono da amici e familiari, altre 16 stanno in alberghi o appartamenti comunali, e 6 sono ricoverate in ospedale.
“La situazione è difficile – spiega Guglielmino Cerbara , primo cittadino di Sant’Agata Feltria. “Su un bilancio di 3 milioni di euro abbiamo speso solo per le due settimane di neve 150mila euro, dieci volte più del programmato. Quei soldi – continua il sindaco – noi li abbiamo anticipati ma non ce li abbiamo. Chiediamo alla Regione, come già promesso, di aiutarci nel più breve tempo possibile”. Non solo neve però, Cerbara snocciola anche tutti i danni alle aziende agricole del territorio. Chi ha perso la tettoia, chi il capannone che ha ucciso gli animali. A Sant’Agata c’è pero anche una grande realtà industriale, l’IndelB, che produce frigoriferi mobili per il Gruppo Berloni. Anche l’IndelB ha avuto cedimenti strutturali, parte della fabbrica è inagibile e su 300 operai almeno la metà sono stati costretti allo stop.
Se l’emergenza immediata è passata, in Valmarecchia l’allarme neve continuerà anche nelle prossime settimane. Molti capannoni per il momento reggono il peso dei quasi due metri di neve attuali, ma con la pioggia che potrebbe arrivare nei prossimi giorni la pressione su molti tetti, sopratutto quelli industriali a “terrazzo”, potrebbe farsi eccessiva. Altri danni da mettere in conto dunque, oltre alla questione frane e dissesto idrogeologico, che si ripresenta ad ogni primavera ma che questa volta sembra preoccupare molto di più che in passato. “Lo ripeto – spiega Cerbara – la situazione è grave e il tessuto produttivo è in ginocchio, ci daremo sicuramente da fare, ma almeno sul fronte danni qualcuno ci venga incontro”.