Il presidente della Bce, in un'intervista rilasciata al Wall Street Journal, sottolinea anche che ci sono segnali di ripresa per l'Eurozona: maggiore stabilità nei mercati finanziari, adozione del fiscal compact e un "sistema bancario meno fragile di un anno fa"
“Nello specifico – ha proseguito Draghi – la riforma del mercato del lavoro, in molti paesi, dovrà incentrarsi sul migliorare la flessibilità e gli aspetti di equità. In gran parte dell’Europa, infatti, c’è un mondo del lavoro a due velocità: molto flessibile per i giovani che hanno contratti di tre o sei mesi che possono venir rinnovati per anni ed altamente inflessibile per la parte protetta della popolazione, dove i salari riflettono più l’anzianità che la produttività. Proprio per questo i mercati del lavoro attuali risultano iniqui perché gettano tutto il peso della flessibilità sulle spalle dei giovani”.
Per il presidente della Bce i paesi europei, alle riforme, dovranno associare una giusta politica di consolidamento delle finanze pubbliche “puntando sulla riduzione della spesa pubblica più che sull’aumento delle tasse e sul taglio degli investimenti”. Solo così si potrà battere la crisi che “al momento non si può definire finita, anche se ci sono stati cambiamenti positivi negli ultimi mesi”. Tra i segnali che inducono all’ottimismo, per Draghi, ci sono “la maggiore stabilità nei mercati finanziari, le buone riforme strutturali e il fiscal compact deciso dall’Europa”. Inoltre, aggiunge nell’intervista al Wall Street Journal, “il sistema bancario sembra meno fragile di un anno fa e si sono riaperti alcuni mercati obbligazionari”.
Fra gli elementi di preoccupazione, ha spiegato Draghi, “resta, invece, una ripresa che procede molto lentamente con rischi al ribasso. Sono rimasto sorpreso dal fatto che non ci sia stata euforia dopo l’approvazione del piano di salvataggio per la Grecia, ciò significa probabilmente che i mercati vogliono vedere le misure applicate”. Anche se prorpio la Grecia resta un’altra delle fonti di preoccupazione per il numero uno dell’Eurotower: “Il rischio – ha detto – è la mancata attuazione degli impegni assunti dal governo di Atene”. Anche se resta la “fiducia nel fatto che i programmi saranno adottati sia dalla Grecia che dagli altri paesi rischio” da paesi come il Portogallo e l’Irlanda.