Per il ministro dell'Interno la responsabilità sarebbe di al-Qaeda, mentre per il presidente del Parlamento la colpa sarebbe di "potenze straniere" che vogliono destabilizzare la già compromessa situazione politica in vista del vertice della Lega Araba del 29 marzo
Secondo un comunicato del ministero degli Interni iracheno, dietro gli attacchi ci sarebbe la mano di al-Qaeda: “I terroristi stanno cercando di inviare ai propri sostenitori il messaggio che sono ancora presenti in Iraq e capaci di colpire la Capitale, le città e le regioni grandi e piccole”. “L’obiettivo – continua il dispaccio – è scatenare tensioni settarie e politiche nel Paese, minando l’economia nazionale”. Per il presidente del parlamento Osama al-Najifi, invece, dietro agli attentatici sarebbero non meglio precisate “potenze straniere”, che mirerebbero a far saltare il vertice della Lega Araba del 29 marzo.
La raffica di attentati di oggi è solo l’ultimo di una serie di episodi di violenza che il Paese conosce da un anno a questa parte e che si sono intensificati dopo il ritiro delle truppe statunitensi alla fine del 2011. Una scia di sangue che riaccende l’allarme sulle faide settarie che hanno contraddistinto le dinamiche interne all’Iraq subito dopo la caduta di Saddam Hussein. Non è un caso se, come riferiscono i media locali, gran parte degli obiettivi colpiti oggi siano sciiti o curdi. Le tensioni hanno raggiunto il culmine a fine gennaio, quando sotto la spinta del governo guidato dal sunnita Nuri al-Maliki, la magistratura di Baghdad ha emesso un mandato d’arresto nei confronti del vice presidente Tariq al-Hashimi, di credo sciita, che nel frattempo era fuggito nella regione autonoma del Kurdistan.