Secondo Repubblica.it, il deputato ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Palermo per "violenza a corpo politico". All'epoca delle stragi di mafia, il suo nome era finito in un elenco di possibili obiettivi di Cosa nostra. Uomini delle istituzioni avrebbero quindi cercato il contatto con i boss per evitare altre vittime
Il deputato ed ex ministro democristiano Calogero Mannino è indagato nell’inchiesta sulla “trattativa” fra Stato e Cosa nostra condotta dalla Procura di Palermo. Lo rivela Repubblica.it, e la notizia è stata poi confermata negli ambienti giudiziari. Secondo il sito del quotidiano, la procura ha inviato a Mannino un avviso di garanzia per “violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario”, reato previsto dall’articolo 338 del codice penale. Mannino, eletto alla Camera con l’Udc, fa ora parte del Gruppo misto.
Nella stessa inchiesta risultano già indagati i boss Totò Riina e Bernardo Provenzano, il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, il generale dei carabinieri Mario Mori e il suo braccio destro al Ros, il capitano Giuseppe De Donno. Mannino dovrebbe essere interrogato a breve dai pm Antonio Ingroia, Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava.
Nell’avviso di garanzia, scrive ancora Repubblica.it, sono citate in modo generico “pressioni” che Mannino avrebbe esercitato su “appartenenti alle istituzioni” in relazione al 41 bis, il regime di carcere duro per i boss che, secondo diverse ricostruzioni, era al centro dei contatti avvenuti tra capimafia e uomini dello Stato nel 1992-1993, in piena stagione delle stragi.
Il nome di Mannino emergeva in un documento dei servizi segreti dell’epoca che segnalava un elenco di politici finiti nel mirino di Cosa nostra dopo l’omicidio di Salvo Lima, il luogotenente di Giulio Andreotti in Sicilia ucciso a Mondello nel 1992. A questo punto, è l’ipotesi investigativa, nelle istituzioni qualcuno avrebbe cercato il contatto con i mafiosi per evitare che altri politici fossero colpiti. Una pax che avrebbe avuto tra le contropartite l’ammorbidimento del 41 bis, che in quegli anni parzialmente si verificò.
Mannino era stato arrestato nel 1995 per concorso esterno in associazione mafiosa, ed era stato assolto da ogni accusa al termine di un lungo iter giudiziario nel 2010.
“Non ne so niente e trovo l’eventuale accusa priva di ogni fondamento”, afferma Mannino a proposito della nuova contestazione. “E’ una cosa che mi fa ridere”. E ancora: “Io indignato dopo quello che ho già subito? No, non bisogna parlare mai contro i sostituti, ma è una cosa fuori dalla realtà”.
A Palermo è in corso il processo sulla mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995, che vede imputati il generale Mori e il colonnello Mauro Obinu. Nell’udienza di domani è prevista la testimonianza dell’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino.