Sulle divisioni all'interno del partito il segretario minimizza: “C'è libertà di parola. Il Pd ha le sue idee in parlamento e quando arriveranno le proposte del governo le confronteremo con le nostre”
Di ieri la notizia. Patrizia Bartolini, la direttrice del settore gare del Comune di Bologna, è indagata per turbativa d’asta. Oltre a lei risponde della stessa accusa anche un ex funzionario comunale dei lavori pubblici, ora trasferito in Regione. Secondo i magistrati e la guardia di finanza, Bartolini avrebbe favorito proprio il consorzio nell’assegnazione di uno dei tre rami dell’appalto Global service. L’ex funzionario, invece, era il responsabile del procedimento di assegnazione.
Nei mesi scorsi il consorzio era stato coinvolto in altre vicende, tra cui quella dell’affaire Penati. A Bologna inoltre il Ccc è coinvolto nello scandalo Civis, un tram su gomma cittadino mai partiuto ma per cui sono stati sprecati centinaia di migliaia di euro e rivoltate molte strade del capoluogo emiliano. Ora Bersani, arrivato al congresso insieme al Pdl, Maurizio Lupi e a Pierferdinando Casini, difende un’azienda da sempre espressione economica della sinistra che governa da decenni la regione rossa. Nessun imbarazzo, segretario? “No”.
Bersani poi, che sta effettuando una specie di piccolo tour bolognese, torna all’attacco dell’ad di Fiat Sergio Marchionne, che oggi in un’intervista al Corriere della sera ha affermato che all’articolo 18 “ce l’ha solo l’Italia”. “Sentivo Marchionne dire che è una cosa solo italiana – ha detto il leader democratico – Ma stiamo scherzando?”. Già tempo fa non erano mancati i riferimenti polemici, come quando nel 2010 disse al numero uno di Fiat con un “Non siamo mica in Cina”. “Mi sembra di capire da quella intervista di oggi – ho proseguito Bersani – che le prospettive dei nostri stabilimenti devono essere affidati al mercato americano”.
Proprio sul tema della riforma messa in cantiere dal ministro Elsa Fornero, il segretario del partito democratico ha parlato di articolo 18 ribadendo una posizione già sostenuta in passato: “Una manutenzione della norma non è un problema. Si può aggiustarne la gestione, perché non si può impiegare sei anni per una causa. Ma la norma non può comunque essere in discussione”.
Per Bersani, oggi in visita a Bologna, la questione del mercato del lavoro parte dalla lotta alla precarietà: “Ha indebolito la cultura del lavoro in questo paese. Parlano della Germania? – dice ancora riferendosi alla intervista dell’ad di Fiat – Bene, allora facciamo come i tedeschi. Loro hanno 46 tipi di contratto? E non si dica che lì non esiste una tutela dei lavoratori contro la discriminazione”.
Ai cronisti che gli fanno notare i distinguo all’interno del suo stesso partito il segretario ribatte facendo un’allusione alle recenti uscite del suo rivale interno, Walter Veltroni. “Nel partito c’è libertà di parola. Il Pd ha le sue idee in parlamento e quando arriveranno le proposte del governo le confronteremo con le nostre”. E poi provoca i giornalisti. “Volete chiedere al Pdl cosa pensano sul lavoro?”.
Il segretario Pd risponde anche sul monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri aveva chiesto si presidenti delle camere di evitare l’abuso di emendamenti in parlamento, evitando così il blocco delle leggi proprio nelle aule di Camere e Senato. “Non c’è nessun malumore per le parole del Capo dello stato. Il problema è mettere in equilibrio l’uso dei decreti da parte dell’esecutivo con un’attenzione da parte del parlamento che non deve esondare dalla materia dei decreti in discussione”.