Il governo ha presentato un emendamento al dl liberalizzazioni sull’Ici alla Chiesa e agli altri enti non commerciali. Lo annuncia una nota di Palazzo Chigi. L’emendamento, presentato direttamente al Parlamento, “intende garantire la massima tempestività nell’attuazione degli auspici della Commissione Ue”.
I criteri seguiti prevedono, a partire da gennaio 2013, “l’esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale”; “l’abrogazione immediata delle norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente”; “l’esenzione limitata alla sola frazione di unità nella quale si svolga l’attività di natura non commerciale”; “l’introduzione di un meccanismo di dichiarazione vincolata a direttive rigorose stabilite dal ministro dell’Economia e delle finanze circa l’individuazione del rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali esercitate all’interno di uno stesso immobile”.
Immediatamente dopo l’annuncio dell’emendamento governativo, si è aperto il caso delle scuole paritarie. “Il Pdl chiederà al Governo in Commissione Industria al Senato una interpretazione autentica dell’emendamento: il testo prevede che le scuole e gli asili privati e parificati debbano pagare l’Imu oppure no?”. E’ la questione posta dal vicepresidente del gruppo Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello. “Noi pensiamo che sia difficile considerare le scuole e gli asili come una attività commerciale. Chiediamo, se necessario, una correzione del testo”. Per il dirigente del Pdl, “se verrà chiarito il punto riguardante scuole e asili, l’emendamento appare equilibrato e accettabile”.
Sul fronte religioso, i primi a protestare sono i Salesiani d’Italia, che gestiscono 140 scuole per un totale di oltre 25 mila allievi e 2 mila docenti, e 52 centri di formazione professionale con oltre 1.700 corsi. L’applicazione dell’Imu anche alle scuole paritarie, scrivono in una nota, “non sarebbe né giusta, né equa”. Perché “non possono essere considerate commerciali quelle attività che erogano un servizio che ha un rilievo pubblico”.
L’emendamento, si legge nel comunicato del governo, “determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva”. Tuttavia, in coerenza con il comportamento tenuto da questo governo in casi analoghi, “non si ritiene opportuno procedere a una quantificazione preventiva delle maggiori entrate. Queste ultime saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”.
Nella relazione di accompagnamento si precisa che “l’emendamento, improntato a criteri di rigore e trasparenza, non pregiudica comunque gli attuali accertamenti in corso e l’irrogazione di eventuali sanzioni da parte delle Autorità italiane, laddove se ne ravvisassero gli estremi, escludendo pertanto alla radice ogni eventuale forma diretta o indiretta di sanatoria”.
In ogni caso, sottolinea la presidenza del Consiglio, “vengono riconosciute e salvaguardate le attività non commerciali realizzate dagli enti sopra citati, tanto più meritevoli di considerazione nell’attuale congiuntura economica che impone misure di consolidamento fiscale”.
L’approvazione dell’emendamento consentirà alla Commissione europea di esaminare compiutamente la questione per dare soluzione alla procedura di infrazione aperta nell’ottobre 2010. Il 15 febbraio, si ricorda nella nota, il presidente del Consiglio e ministro dell’economia, Mario Monti, aveva già comunicato al vicepresidente della Commissione europea e Commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento per chiarire ulteriormente e in modo definitivo la questione.