Tolto lo spazio dove i sindacalisti davano modo agli operai di leggere il quotidiano. "Dopo 60 anni anche il giornale fondato da Antonio Gramsci esce dalla fabbrica"
Lo racconta la rappresentanza Fiom dell’azienda su Facebook: “Magneti Marelli prende a calci nel sedere l’Unità. Ieri la Fiat ha cacciato fuori dallo stabilimento anche lo storico quotidiano che alcuni ex delegati Fiom-Cgil, non avendo più la possibilità di utilizzare la bacheca sindacale, compravano a spese loro e attaccavano in un’altra bacheca preposta ai giornali”.
Lì, vicino alla sala mese, “evidentemente – prosegue il sindacato – davano fastidio le cose che l’Unità scriveva e così dopo 60 anni, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci esce dalla fabbrica”. Dunque “Marchionne il modernizzatore insulta non solo la storia del movimento operaio, ma anche la democrazia: una ragione in più per essere in piazza il nove marzo. La politica non sottovaluti questi segnali”.
La ‘cacciata’ del quotidiano l’Unità dalla bacheca della Magneti Marelli di Bologna, riferita dalla Fiom, indica “un modo di concepire la fabbrica: con la democrazia fuori dai cancelli”. E’ l’opinione di Fausto Raciti, segretario nazionale dei Giovani democratici.
“Quella che è avvenuta è di certo una cosa piccola rispetto allo stravolgimento delle normali relazioni industriali che si è consumato negli ultimi anni – ha aggiunto in una nota – ma proprio perchè piccola testimonia una furia ideologica di cui nessuno ha bisogno in un momento in cui anche a quei lavoratori vengono chiesti sacrifici per il bene del Paese”.
”La scelta della direzione aziendale della Magneti Marelli di Bologna di rimuovere una bacheca sindacale nella quale era quotidianamente esposta l’Unità, è semplicemente grottesca. Se con questa iniziativa si vuole impedire ai lavoratori di aver libero accesso all’informazione, nel tempo di Internet, il caso non può che far sorridere. Se si tratta di dare un segnale di nuovo corso nelle relazioni sindacali, restrittivo e dispotico, dobbiamo preoccuparci molto”. Lo ha detto Cesare Damiano, capogruppo del Pd nella commissione lavoro di Montecitorio.
“In questo caso – aggiunge Damiano – respingiamo al mittente azioni che non consentono di costruire un clima aziendale positivo e rompono, senza alcuna plausibile motivazione, una prassi consolidata di informazione democratica”.