La decisione presa dal Consiglio dei ministri arriva dopo la divulgazione delle intercettazioni delle telefonate tra il funzionario dell’Interno Paolino Maddaloni e l’ex primo cittadino di Casapesenna Fortunato Zagaria arrestato agli inizi di febbraio con l’accusa di aver favorito il boss dei Casalesi Michele Zagaria
Paolino Maddaloni – che non risulta indagato – all’epoca dei fatti era funzionario del Viminale, prima di essere promosso prefetto di Frosinone alla fine del 2009 dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni. Nel febbraio di quell’anno, Fortunato Zagaria era a capo di una cordata politica di Casapesenna che puntava ad allontanare dalla scena politica l’allora sindaco Giovanni Zara, per la sua partecipazione ad iniziative contro la camorra. Secondo la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli dietro il “ribaltone” organizzato ai danni di Zara ci sarebbe stato Michele Zagaria, vero dominus della città e considerato ai vertici del clan dei Casalesi. Paolino Maddaloni, tra il 5 e il 10 febbraio del 2009, mentre Fortunato Zagaria organizzava le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali, informò telefonicamente l’esponente politico campano sullo stato della procedura di scioglimento di Casapesenna. Era infatti essenziale per Fortunato Zagaria fare in modo di arrivare ad elezioni subito, per quindi presentarsi alle elezioni come nuovo sindaco, come poi è avvenuto. Maddaloni, in una telefonata del 10 febbraio del 2009 assicurava che le cose procedevano come previsto: “Le volevo solo chiedere la cortesia se è possibile di seguire la…”, spiegava Fortunato Zagaria – “Sì, sì, sì, sì, è scontata già questa cosa… basta, ah”, fu la risposta dell’allora funzionario del Viminale.
Pochi mesi dopo Paolino Maddaloni veniva nominato prefetto di Frosinone, zona del sud del Lazio con una presenza ormai consolidata di molti esponenti del clan dei Casalesi. Nel 2008 aveva svolto la funzione di sub commissario prefettizio al Comune di Caserta. Un incarico, quest’ultimo, che gli è costato l’iscrizione nel registro degli indagati nel 2010, con l’accusa di turbativa d’asta per la fornitura delle centraline antismog. All’epoca i pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio chiesero il suo arresto, poi negato dal gip Vincenzo Alabiso.