La Chiesa pagherà finalmente l’Ici anche per gli immobili dove svolge attività commerciali, in toto o in parte. Ci voleva un sobrio signore liberale come Monti, cattolico senza etichette, per rimediare ai favoritismi spudorati del governo Berlusconi e alle pasticciate soluzioni di un centrosinistra (anno 2006) sempre tallonato all’interno – ieri come oggi – dai reggicoda vaticani, travestiti da pensosi difensori della fede.
Va ricordato, però, che senza la minaccia delle sanzioni europee, su input dei Radicali, nessuno sarebbe intervenuto. Ancora una volta l’Italia si è rivelata non adulta nei rapporti tra Stato e Chiesa, dovendo ricorrere all’aiuto di Bruxelles.
Sebbene il governo escluda ogni sanatoria, ci sarà un’amnistia di fatto per l’enorme pregresso evaso. Con le elezioni in vista, i comuni di centrodestra e di centrosinistra tenderanno a chiudere entrambi gli occhi su accertamenti riguardanti il passato. È la contropartita offerta ai vertici ecclesiastici oltre all’abbuono (un po’ bizzarro) per l’anno fiscale 2012.
Ma sarebbe un errore considerare già chiusa la vicenda. Il bello deve ancora venire. Perché toccherà al ministero delle Finanze stabilire le direttive sul “rapporto proporzionale tra attività commerciali e non commerciali” all’interno di uno stesso immobile. In Italia, dove la maggioranza dell’attuale Parlamento ha sancito che Ruby è nipote di Mubarak, si apre la strada – nelle prossime settimane – a infinite proposte di azzeccagarbugli. Furbeschi suggerimenti per calcolare migliaia di metri quadrati “esenti”, in quanto necessari per accedere alla celebre cappellina.
Un assaggio delle manovre ecclesiastiche, già in corso per determinare il testo delle direttive ministeriali, si coglie nel documento vaticano del 2011, pubblicato recentemente dal Fatto, dove si dava per scontato un accordo con l’allora ministro Tremonti per valutare la natura commerciale della quota tassabile di immobile secondo “superficie, tempo di utilizzo e ricavo”. Tassabile solo dalle 8 alle 17? Un’idea degna di un Ghedini. Perciò da cassare.
Se il ministro delle Finanze (Monti) vuole facilitare la strategia di trasparenza del premier (Monti), sarà bene esigere anche la pubblicazione dei bilanci delle diocesi. Meglio abbondare in europeismo.
Il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2012