Il decreto Salva Italia? “Non è spiegato da ragioni economiche”. Anzi, “acuisce la contrazione dell’economia e, conseguentemente, l’ulteriore innalzamento del nostro debito pubblico”. Insomma, Monti fino ad ora ha sbagliato praticamente tutto. Non è l’analisi di un economista più o meno neutrale (ammesso che ce ne siano), nè lo sbobinato di un comizio del comunista Paolo Ferrero. No, è una delle tesi di fondo del libro di Stefano Fassina (Il lavoro prima di tutto). Nella vita, responsabile Economia del Pd, figura chiave della segretaria, fedelissimo di Bersani. Nei primi giorni dell’esecutivo del Professore, il “giovane” Fassina (di formazione bocconiano) si era fatto notare per attaccare un giorno sì e l’altro pure il governo che il suo partito appoggiava. Malumori nel partito alle stelle, tanto che qualcuno aveva chiesto le sue dimissioni. Lui allora si è dato una regolata. Apparente, evidentemente: tutto quello che i “montiani” del partito lo costringevano a ricacciare indietro è finito in questo libro, che esce in libreria il 29 febbraio.
Giusto a ridosso della riforma del lavoro, che promette di essere una buona occasione per spaccare il Pd. Proposte come la cancellazione dell’articolo 18 “sono sbagliate”, ribadisce Fassina. Che chiarisce: “I riferimenti economici e sociali dell’alternativa progressista dovrebbero essere ancorati innanzitutto al lavoro subordinato”. Monti è avvertito. Se Bersani media, il suo uomo di fiducia non le manda a dire. Inquadrando il tutto in una riflessione economica generale: la causa di fondo della rottura dell’equilibrio neo liberista “non è la finanza, è la regressione del lavoro”, il “debito pubblico” non si riduce “senza attenzione all’economia reale”. E a forza di manovre, il Pil scende.
E qui casca Monti: “Data la scia di recessione-stagnazione-recessione alle nostre spalle, e lo scenario triste davanti a noi, il decreto Monti acuisce la contrazione dell’economia e, conseguentemente, l’ulteriore innalzamento del nostro debito pubblico”. Una condanna senza appello. Che Fassina, dati e tabelle alla mano, circostanzia senza dubbi: Persistere sulla rotta della deflazione? “È autolesionismo”. Invocare riforme strutturali? “Non è credibile”. Perché la “verità amara è che, data la linea di politica di bilancio imposta all’area euro dai conservatori tedeschi, la crescita è impossibile”. E con questo, ecco sistemata anche l’Europa.
Non mancano critiche sui singoli punti: si chiede Fassina se sia equo cancellare le pensioni di anzianità a un operaio con 40 anni di lavoro, o se la liberalizzazione degli edicolanti non li strozzi. Mentre avverte chi insiste sui tagli nella Pa: “Deve sapere che propongono, consapevolmente o meno, di aggravare le disuguaglianze sociali”. In fondo, in fondo, per Mr Fassina evidentemente Berlusconi non era molto peggio (il quale, peraltro, come si legge nello stesso libro, secondo lui, per quanto in maniera sbagliata, a conti fatti aveva già fatto quello che ha fatto Monti: ridurre la spesa pubblica).
No, il Salva Italia era “necessario”. Ma perchè? “Per rispondere alle domande del paese leader, per riconquistare un qualche potere negoziale a Bruxelles”. Insomma, la “missione europea è la ragione fondativa del governo Monti”. Dunque, Fassina non ha paura di definire “strumentale” il sostegno del Pd. Quando l’obiettivo è costruire uno schieramento insieme a Sel e Idv. Peccato che buona parte del suo partito sia orientata su tutt’altre posizioni. parola d’ordine: “non possiamo lasciare Monti alla destra”. Quando sempre lui, Fassina, ha annunciato di voler andare alla manifestazione della Fiom qualche giorno fa, si è visto stoppare: non si può andare a una manifestazione contraria al governo che si appoggia. Lui nel libro, cita come una sorta di mantra Bersani e la frase con cui accompagnò la nascita dell’esecutivo: “Vi sosterremo lealmente, ma con la bussola delle nostre idee”.
Nel frattempo, il gradimento del Professore è altissimo, soprattutto tra gli elettori del Pd, e Bersani si trova a dover fare i conti con un’operazione di cui probabilmente sarà la sua leadership a fare i conti, spiazzata dai tempi e dai fatti. Tanto è vero che anche sull’articolo 18 è pieno di distinguo. Fassina intanto definisce quella attuale un’ “emergenziale maggioranza parlamentare”. Mentre tutti ormai parlano di “maggioranza”. Resterebbe da chiedere all’autore del saggio: come fa a restare responsabile economico di un partito che appoggia un governo la cui azione giudica fallimentare? O il suo partito è pronto a tirare le somme di ciò che il suo responsabile economico dice e mettere davvero alle corde Monti?
Il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2012