Cultura

Howtan Space, a Roma apre uno spazio per “fare rete” fuori dal web

Nello spazio, intitolato all'artista persiano, sono esposte le sculture di "Giang Alphabet", grande installazione dedicata al riciclo dei rifiuti, insieme ad altri lavori: teste di vecchi manichini, parrucche usate, cristalli cinesi, e altri scarti portati a nuova vita

di Eugenia Romanelli

Il primo a innamorarsene, dell’artista italo-persiano Howtan Re, in Italia, è stato Achille Bonito Oliva quando, nel 2004, vide la mostra “Hell&Paradise” alla Galleria Contarte di Roma. E non solo per il suo impegno etico (la Fao lo ha richiesto per uno shooting di foto per la mostra “I tre Mondi”, sul tema della fame nel mondo) o per la sua sensibilità verso ecologia e sostenibilità (Howtan Re usa esclusivamente materiali riciclabili): soprattutto per le sue provocazioni, per quel modo di usare le opere d’arte come proiettili, per fare dell’arte una forma di denuncia dal forte impatto visivo.

Da un mese, nella Capitale, è possibile non solo vedere gli ultimi lavori di un creativo impegnato, ma anche partecipare di luogo, la nuova galleria Howtan Space, dove fare rete: davvero, dal vivo. “Il nostro – spiega Andrea Saran, il curatore – è un progetto che vuole usare l’arte contemporanea come occasione per interconnettere persone che credono negli stessi valori, che condividono passioni comuni, che preferiscono incontrarsi dal vivo invece che sul web, che intendono superare il social networking recuperando il potere della realtà”.

Dopo i successi in Russia (Moscow Art Fair e Museo di Arte Contemporanea di S. Pietroburgo), di Miami (unico artista alla Palm Beach 3) e di Chicago (Artemundi global fune), la copertina del NY Art Magazine consacra Howtan Re nel firmamento degli artisti contemporanei, mentre il Royal Exhibition Building di Melbourne lo aspetta ad agosto per esporre il nuovo progetto “Green”.

Attualmente all’Howtan Space di Roma sono esposte le sculture di “Giang Alphabet”, grande installazione dedicata al riciclo dei rifiuti, insieme ad altri lavori, sempre molto suggestivi, che, attraverso teste di vecchi manichini, parrucche usate, cristalli cinesi, e altri scarti portati a nuova vita, esprimono l’anima del mondo attuale. “Credo che l’arte – spiega Howtan – sia un linguaggio capace di parlare a tutti proprio per la sua natura emotivamente impattante. Vorrei che questo spazio diventasse un ambiente generativo proprio grazie alle opere che ospita, un posto dove sviluppare valore a partire da idee creative, su qualsiasi piano: politico, ambientale, economico, sociale, artistico, professionale”.

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