“La verità è che hanno patteggiato. Monti e Almunia hanno stretto un patto politico in sfregio al diritto italiano e comunitario”. Carlo Pontesilli è deluso, amareggiato. Lui, fiscalista, insieme all’avvocato Alessandro Nucara e al deputato radicale Maurizio Turco, cinque anni fa ha presentato ricorso alla Commissione europea sul mancato pagamento dell’Ici da parte degli enti ecclesiastici. E ora che ha letto l’emendamento presentato dal governo, tutto fa tranne cantare vittoria.
È il segnale che aspettavano in Europa (la settimana scorsa il portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia aveva annunciato l’imminente chiusura della procedura di infrazione): per chi si batte contro i privilegi della Chiesa, invece, è un condono in pieno stile.
Le cifre parlano di 3-4 miliardi di euro: ospedali, scuole, alberghi e strutture gestite dal Vaticano non pagano la tassa sugli immobili dal ’92, ma l’Europa può emettere condanne solo per gli ultimi 5 anni. Dunque, se consideriamo che ogni anno di esenzione vale circa 600 milioni di euro (secondo l’Anci, mentre secondo la Santa Sede solo 100 milioni) il conto sale a cifre vertiginose.
Il punto è che il buco nero nei conti pubblici non è ancora detto che sia chiuso definitivamente: “Questa non è una soluzione per il futuro, sono tecnicismi che lasciano spazi di manovra – dice ancora Pontesilli – Comunque vedremo cosa dice il decreto del ministero dell’Economia”. Già, perché prima di farsi un’idea chiara sul “miracolo” annunciato da Mario Monti, bisognerà vedere il decreto che stabilirà le “modalità e le procedure della dichiarazione” con cui i titolari degli immobili finora esenti dovranno autodenunciarsi.
Il decreto arriverà solo due mesi dopo il via libera della legge sulle liberalizzazioni. E lì si potrà sciogliere il nodo su quali saranno i “criteri di rigore e trasparenza” che eviteranno il proliferare dei furbetti del metro quadro. Se finora le ambiguità della legge attuale hanno consentito di evadere l’Ici a tutti quelli che sostenevano di non avere finalità commerciali, ora, se la legge continuerà ad avere maglie larghe, le beffe al fisco rischiano di continuare ad esistere.
Le attività nel mirino sono quelle miste: come si stabilisce quanti metri quadri sono destinati ad attività commerciali e quanti no? Chi controlla? Perché è ancora possibile che “chi ritiene di essere esente”, così dice un articolo della legge istitutiva dell’Ici, non sia obbligato a comunicare nulla al Comune di appartenenza? Perché i requisiti attraverso cui il fisco determina la perdita della qualifica di ente non commerciale valgono per tutti tranne che per gli enti ecclesiastici?
E poi resta ancora un altro dubbio. L’emendamento dice che continueranno a non pagare l’Ici gli immobili in cui si svolgono attività sanitarie, didattiche, ricettive (e così via) “con modalità non commerciali”. E quando una modalità non è commerciale? Prendiamo uno studente che paga la stanza in collegio: il suo è un affitto (commerciale) o un rimborso spese (non commerciale)? Tutte cose da chiarire nel prossimo decreto.
“Ad una prima lettura, il governo ha mantenuto l’impegno preso – dice il segretario dei Radicali Mario Staderini – Molto ora dipenderà dalle autodichiarazioni degli enti ecclesiastici. Comunque una cosa è certa: se hanno cambiato la legge significa che avevamo ragione noi, alla faccia di chi ci dava dei bugiardi affamatori di parrocchie”.
Il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2012