Ancora un nulla di fatto nel processo alle camicie verdi. Nella tarda mattinata di sabato i giudici del tribunale di Verona, dopo più di un’ora di camera di consiglio, hanno infatti concesso al pubblico ministero Angela Barbaglio di rinviare nuovamente gli atti alla Corte Costituzionale per una nuova richiesta di chiarimento in merito ai dubbi sulla costituzionalità delle norme che avevano abrogato il reato di associazione di carattere militare con finalità politiche. Una decisione che inevitabilmente allungherà i tempi del processo, facendo così storcere il naso a imputati e difesa, che per la giornata di oggi speravano nell’archiviazione, anticamera di quel ricorso alla corte di giustizia dell’Unione europea che avevano annunciato la scorsa settimana. “E’ inaccettabile che si debbano aspettare più di 15 anni per avere una sentenza, e soltanto di primo grado”. Così Enzo Flego, uno dei trenta indagati rimasti nel processo. “E’ una cosa – ha aggiunto Flego – che ho fatto presente anche alla dottoressa Angela Barbaglio, pubblico ministero in questo processo infinito”.
L’inchiesta è iniziata circa sedici anni fa, per volontà dell’allora procuratore di Verona Guido Papalia, che aveva cercato di fare luce sulla Guardia nazionale padana, mosso dalla volontà di capire se quell’organizzazione avesse finalità contrarie alla legge (come la lotta contro lo Stato). Per arrivare a discutere il caso in un’aula di tribunale si è dovuto attendere fino al 2010, perché nel frattempo contro il processo è stata ingaggiata una lotta senza esclusione di colpi, con continue richieste di pronunciamenti a Camera e Senato, al parlamento di Strasburgo e alla Corte Costituzionale. Escamotage della difesa per prendere tempo e lavorare sull’abrogazione delle leggi o sulla depenalizzazione dei reati di cui erano accusati i trentasei leghisti. La legge relativa all’ultima ipotesi d’accusa che restava ancora aperta sul conto degli imputati è stata abrogata con due norme successive promosse dall’ex ministro Calderoli. Ed è proprio sulla costituzionalità di queste ultime che il pm Barbaglio ha chiesto di interpellare la Consulta. “La questione non è semplice – ha spiegato Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese e avvocato difensore delle camicie verdi -, in sostanza il pm ha chiesto di rimandare tutto alla Corte Costituzionale, che aveva già valutato la questione in occasione di un precedente rinvio. Ma in un primo momento si era espressa sul decreto legislativo 66 del 2010, mentre oggi il pm ha chiesto di rinviare per valutare la costituzionalità del decreto legislativo 213 del 2010. In questo momento ci sono due decreti che abrogano la stessa legge, essendo valido e riconosciuto il primo, secondo noi non c’era bisogno di valutare anche il secondo. Il tribunale in maniera forse un po’ maliziosa ha deciso invece di rinviare il 213 e il 66, secondo noi in questo c’è un po’ di accanimento terapeutico. Ora dovremo aspettare un anno e mezzo, ammesso che tutto vada bene, più i tempi dell’attività istruttoria. Diciamo che è un po’ una vergogna che si debba aspettare tutto questo tempo per arrivare ad una sentenza, ci sono gli estremi per un ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Tra gli imputati in questo processo figurano nomi noti del panorama leghista: da Giampaolo Gobbo a Matteo Bragantini passando per Enzo Flego e Marco Formetini, con loro tanti altri: “La persecuzione politica continua – ha commentato l’imputato varesino Stefano Cavallin -. È una vergogna! Ora intendo denunciare lo stato italiano per questa persecuzione. Chiederò un milione per ognuno dei 16 anni di sofferenze che mi hanno fatto patire”.
Cronaca
Processo camicie verdi, le carte alla Consulta per valutare il decreto che cancella il reato
Il tribunale di Verona ha disposto l’invio alla Corte costituzionale affinché valuti la legittimità costituzionale del decreto che nel 2010 aveva di fatto eliminato il reato di associazione a carattere militare con finalità politiche. E’ l'unica ipotesi d’accusa nel processo e riguarda 36 persone. Gli imputati protestano: "Tempi inaccettabili"
Ancora un nulla di fatto nel processo alle camicie verdi. Nella tarda mattinata di sabato i giudici del tribunale di Verona, dopo più di un’ora di camera di consiglio, hanno infatti concesso al pubblico ministero Angela Barbaglio di rinviare nuovamente gli atti alla Corte Costituzionale per una nuova richiesta di chiarimento in merito ai dubbi sulla costituzionalità delle norme che avevano abrogato il reato di associazione di carattere militare con finalità politiche. Una decisione che inevitabilmente allungherà i tempi del processo, facendo così storcere il naso a imputati e difesa, che per la giornata di oggi speravano nell’archiviazione, anticamera di quel ricorso alla corte di giustizia dell’Unione europea che avevano annunciato la scorsa settimana. “E’ inaccettabile che si debbano aspettare più di 15 anni per avere una sentenza, e soltanto di primo grado”. Così Enzo Flego, uno dei trenta indagati rimasti nel processo. “E’ una cosa – ha aggiunto Flego – che ho fatto presente anche alla dottoressa Angela Barbaglio, pubblico ministero in questo processo infinito”.
L’inchiesta è iniziata circa sedici anni fa, per volontà dell’allora procuratore di Verona Guido Papalia, che aveva cercato di fare luce sulla Guardia nazionale padana, mosso dalla volontà di capire se quell’organizzazione avesse finalità contrarie alla legge (come la lotta contro lo Stato). Per arrivare a discutere il caso in un’aula di tribunale si è dovuto attendere fino al 2010, perché nel frattempo contro il processo è stata ingaggiata una lotta senza esclusione di colpi, con continue richieste di pronunciamenti a Camera e Senato, al parlamento di Strasburgo e alla Corte Costituzionale. Escamotage della difesa per prendere tempo e lavorare sull’abrogazione delle leggi o sulla depenalizzazione dei reati di cui erano accusati i trentasei leghisti. La legge relativa all’ultima ipotesi d’accusa che restava ancora aperta sul conto degli imputati è stata abrogata con due norme successive promosse dall’ex ministro Calderoli. Ed è proprio sulla costituzionalità di queste ultime che il pm Barbaglio ha chiesto di interpellare la Consulta. “La questione non è semplice – ha spiegato Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese e avvocato difensore delle camicie verdi -, in sostanza il pm ha chiesto di rimandare tutto alla Corte Costituzionale, che aveva già valutato la questione in occasione di un precedente rinvio. Ma in un primo momento si era espressa sul decreto legislativo 66 del 2010, mentre oggi il pm ha chiesto di rinviare per valutare la costituzionalità del decreto legislativo 213 del 2010. In questo momento ci sono due decreti che abrogano la stessa legge, essendo valido e riconosciuto il primo, secondo noi non c’era bisogno di valutare anche il secondo. Il tribunale in maniera forse un po’ maliziosa ha deciso invece di rinviare il 213 e il 66, secondo noi in questo c’è un po’ di accanimento terapeutico. Ora dovremo aspettare un anno e mezzo, ammesso che tutto vada bene, più i tempi dell’attività istruttoria. Diciamo che è un po’ una vergogna che si debba aspettare tutto questo tempo per arrivare ad una sentenza, ci sono gli estremi per un ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione europea”.
Tra gli imputati in questo processo figurano nomi noti del panorama leghista: da Giampaolo Gobbo a Matteo Bragantini passando per Enzo Flego e Marco Formetini, con loro tanti altri: “La persecuzione politica continua – ha commentato l’imputato varesino Stefano Cavallin -. È una vergogna! Ora intendo denunciare lo stato italiano per questa persecuzione. Chiederò un milione per ognuno dei 16 anni di sofferenze che mi hanno fatto patire”.
Il potere dei segreti
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Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il vicedirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Un dorso di Economia per tutti i giornali del gruppo Angelucci. È tutto pronto, a quanto apprende l'Adnkronos, per il lancio di una nuova iniziativa editoriale che coinvolgerà 'Il Giornale' diretto da Alessandro Sallusti, 'Libero' diretto da Mario Sechi e 'Il Tempo' diretto da Tommaso Cerno. A coordinare il dorso di economia sarà il condirettore de 'Il Giornale' Osvaldo De Paolini tra i principali e più apprezzati giornalisti del settore. Il progetto prevedrebbe ben 40 pagine con anticipazioni, interviste, analisi e retroscena.
Secondo quanto risulta all'Adnkronos De Paolini, che già da tempo aveva messo a punto il progetto, ha praticamente messo a punto la squadra ed esordirà in edicola ad aprile puntando al target del dorso di Economia del 'Corriere della Sera'. A Milano non escludono che il Gruppo Angelucci non riesca anche ad anticipare i tempi.
Palermo, 3 gen. (Adnkronos) - Una donna di Catania ha chiesto l’intervento della Polizia di Stato, di buon mattino, dopo aver trovato accovacciato sul cofano della sua auto un uomo che non ha voluto sentire ragione di scendere dal mezzo per consentire alla proprietaria di andare a lavoro.
L’uomo, un 35enne di origine rumene, ha farfugliato alcune parole alla donna, rimanendo saldamente seduto sul cofano al punto tale che la signora, impaurita, ha messo in moto l’auto per cercare di farlo desistere e poi si è rivolta alla Sala Operativa della Questura di Catania che, prontamente, ha inviato due volanti in suo soccorso. Nel frattempo, viste le rimostranze dell’uomo, la donna ha cercato di portare l’auto, procedendo a passo d’uomo, nella vicina piazza Pietro Lupo. Qui, alla vista degli agenti della squadra Volanti, il 35enne rumeno è balzato giù dall’auto per afferrare una transenna e lanciarla contro il portone degli uffici di Polizia. I poliziotti hanno tentato più volte di bloccarlo nel tentativo di farlo ragionare, ma l’uomo ha più volte opposto una forte resistenza, sferrando un calcio contro una volante, danneggiandola.
Per questa sua condotta il 35enne è stato arrestato, ferma restando la presunzione di innocenza dell’indagato valevole ora e condanna definitiva, e, a seguito di rito direttissimo, l’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’arresto applicando nei suoi confronti la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Labitalia) - Vicenza come centro dell’innovazione tecnologica per il settore orafo con il ritorno di T.Gold, evento di riferimento globale per i macchinari e le tecnologie all’avanguardia per la lavorazione dei gioielli. Organizzato da Italian Exhibition Group in contemporanea con Vicenzaoro January, T.Gold riunisce dal 17 al 21 gennaio l’offerta più completa di macchinari e tecnologie orafe grazie a 170 aziende da 16 Paesi, per una manifestazione sempre più globale con tutta l’eccellenza del Made in Italy e il 40% di espositori esteri. Germania, Turchia, Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito i Paesi più rappresentati.
In fiera aziende di punta quali Elettrolaser, Italimpianti Orafi, Sisma, Orotig e Legor Group, che confermano la leadership del Made in Italy nel settore. Mentre si distinguono tra i migliori player internazionali realtà come le tedesche Heimerle + Meule e Schultheiss, la svizzera Starrag Vuadens e Goodwin Refractory Services dal Regno Unito. Torna anche il Jewellery Technology Forum (Jtf), organizzato da Ieg in collaborazione con Legor Group. Tra i momenti più attesi della manifestazione, offrirà una panoramica sulle tendenze future e le sfide del settore.
Evento strategico per l’industry del gioiello, a T.Gold l’alta tecnologia incontra la tradizione orafa per rispondere alle esigenze di un mercato in costante evoluzione, sempre più competitivo e attento alla sostenibilità di prodotti e processi produttivi, alla personalizzazione e alla massima precisione tecnica.
Nella Hall 9, comodamente connessa al quartiere fieristico di Ieg con un servizio navetta gratuito, tutte le soluzioni più all’avanguardia che trasformano la manifattura, migliorano l’efficienza produttiva, favoriscono la riduzione dell’impatto ambientale, l’uso responsabile delle risorse e la tracciabilità lungo la filiera.
T.Gold risponde a una domanda articolata che spazia dai macchinari multifunzione per ottimizzare la lavorazione dei materiali preziosi, a soluzioni completamente customizzate per produzioni di nicchia che esaltano l’artigianalità e il design, fino ad attrezzature e utensili per banchi da lavoro e laboratori orafi.
Sei le categorie principali in cui è organizzata l’offerta della più ampia vetrina per la produzione e la lavorazione del gioiello: trattamenti delle leghe e galvanica, tecnologie per la prototipazione e la produzione digitale, lavorazioni meccaniche avanzate, montaggio e tecniche di saldatura, processi di affinazione e recupero, strumenti per la finitura e l’utensileria.
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - Lunedì 6 Gennaio alle ore 11 in via Nomentana 361, a Roma, il Partito radicale convoca una manifestazione a sostegno della liberazione di Cecilia Sala.
"Dopo aver manifestato per quasi due anni davanti all'ambasciata iraniana contro il regime oppressivo, violento e misogino degli Ayatollah nei confronti del suo popolo - si legge in una nota di Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito radicale -, non possiamo rimanere inermi nei confronti di una nostra concittadina ostaggio di pericolosi criminali. Abbiamo piena fiducia nel lavoro che sta svolgendo la Farnesina con il ministro Antonio Tajani ed è proprio in quest'ottica che intendiamo supportare il prezioso lavoro che si sta svolgendo in queste ore. L'appuntamento è lunedì 6 davanti all'ambasciata".
Roma, 3 gen. (Adnkronos) - "La convocazione di un ambasciatore alla Farnesina è uno strumento molto importante e assai riconoscibile sul piano diplomatico per esercitare una pressione su uno Stato. C’è da dire che Tajani ha sempre utilizzato questo strumento con parsimonia, forse eccessiva, e dunque spesso con ritardo. Speriamo in futuro voglia essere più deciso, specie quando ci sono in gioco interessi vitali e che non si debba attendere, per esercitare questo passo, l’intervento delle opposizioni". Lo dice Ivan Scalfarotto, senatore e responsabile Esteri di Italia viva.