La villa intestata alla società Sedibel del ministro della Giustizia, Paola Severino, è stretta tra le mura aureliane divise da due porte romane: Porta San Sebastiano e Porta Latina. La dimora, tanto è estesa, ha due ingressi.

Un cancello in ferro battuto protegge un viale che si estende per decine di metri e che conduce a un comprensorio che comprende residenze milionarie. Telecamere e cartelli segnalano “videosorveglianza”. L’oasi per straricchi è impenetrabile con siepi e mura di protezione. Al citofono della Sedibel nessuno risponde, ci sono ben 4 interni intestati alla società, uno di questi è per la dépendance del custode.

Si intravede, da uno scorcio del parco pubblico, una magione stupenda con fregi, decori e cortina di pregio. I citofoni delle ville private sono a combinazione elettronica, nessuno ha stampati i cognomi dei fortunati che vi abitano. Filari di pini, cipressi, alberi di banano e tanti, tantissimi pappagalli verdi.

Un residente che esce da un ristorante della zona ci fa notare: “Osservate i muri di queste ville private, sono un impasto di frammenti antichi, pezzi di colonne romane, rilievi in marmo, statue, status symbol solo per ricchi, spesso anche imitazioni”. Proprio come quella che fa parte del comprensorio dove c’è la proprietà della Sedibel.

Il Fatto Quotidiano, 24 febbraio 2012

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

C’era una volta l’educazione

next
Articolo Successivo

Sogno uno Stato devaticanizzato

next