Il 13 febbraio il Tribunale di Torino ha condannato i vertici di Eternit a sedici anni di reclusione per disastro doloso e omissione di cautele. La sentenza, però, ha tenuto conto solo dei reati commessi dal 13 agosto 1999 in poi, escludendo di fatto dal risarcimento gli operai di Reggio Emilia e di Bagnoli e spaccando in due l’Eternit e l’Italia: da un lato il Piemonte, con gli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, dall’altro l’Emilia e la Campania. Ma i parenti delle vittime di Napoli – 466 operai morti – non ci stanno e aspettano che siano rese pubbliche le motivazioni della sentenza per ricorrere in appello  di Andrea Postiglione

 

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Bagnoli, “l’altra Eternit” dove non è stata fatta giustizia. Nessun risarcimento né bonifica

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