Ci siamo appena lasciati alle spalle uno degli episodi più freddi che la nostra penisola abbia vissuto negli ultimi decenni, avendo avuto l’impressione di assistere a una micro “Era Glaciale”. Nell’immaginario comune però quella che più spesso viene associata a “Era Glaciale” è l’Era Quaternaria. Gli ultimi due milioni e mezzo di anni sono stati infatti caratterizzati da numerose e intense oscillazioni climatiche. L’alternarsi di queste fasi glaciali e interglaciali ha condizionato l’evoluzione e la diffusione geografica di piante e animali.

L’inizio è probabilmente da mettere in relazione con l’emersione dell’Istmo di Panama, avvenuta circa 3.3 milioni di anni fa, che ha provocato l’interruzione della circolazione delle acque tra l’Oceano Pacifico e quelle dell’Atlantico, innescando un cambiamento climatico globale. Questi eventi hanno portato, circa 2.5 milioni di anni fa, alla formazione di una calotta glaciale nell’emisfero boreale. Intorno al milione di anni fa però l’ampiezza di queste oscillazioni è aumentata, passando da una ciclicità di 40.000 anni a 100.000 anni, con una forte differenza tra fasi calde e fasi fredde. Gli effetti sull’ambiente sono diventati sempre più marcati, persistendo per un periodo più lungo. Durante le fasi fredde inoltre l’acqua è stata intrappolata nei ghiacciai, provocando la diminuzione del livello del mare che ha favorito così la diffusione geografica di molti animali terrestri, uomo compreso. Nella penisola italiana, per esempio, durante l’ultima glaciazione il Mar Adriatico aveva un’estensione molto ridotta, possiamo immaginare un collegamento terrestre diretto tra l’attuale città di Ancona con la penisola balcanica. Alcune specie provenienti dall’Europa dell’Est come il mammuth e il rinoceronte lanoso, che sono forse tra i mammiferi pleistocenici più evocativi delle fasi glaciali, hanno fatto il loro ingresso nella nostra penisola. La fascia adriatica, non protetta dalla catena appenninica dai venti freddi balcanici, era popolata da animali che vivono ora a ben altre latitudini. In Salento per esempio sono stati rinvenuti animali che ora abitano per esempio nella penisola scandinava come il ghiottone e la civetta delle nevi.

Lo studioso svizzero Agassiz, nella prima metà del 1800, fu uno dei primi a riconoscere nel paesaggio le antiche tracce di un’era glaciale. I ghiacciai, a differenza dei fiumi, formano caratteristiche valli a U, erodendo la depressione in cui scorrono per tutta la loro larghezza. Inoltre lasciano ammassi di detriti prodotti durante il loro cammino, che prendono il nome di morene. Anche particolari rocce chiamate montonate per la somiglianza con le parrucche di moda in Francia nel XVIII secolo, sono il segno dell’attività dei ghiacciai che, mentre scorrono, lasciano strie sulle rocce che vengono così levigate e arrotondate. La presenza di queste tracce portò Agassiz ha ipotizzare che in Svizzera, in un tempo non troppo lontano, una spessa coltre di ghiaccio avesse ricoperto buona parte del territorio. Pochi anni dopo lo stesso scienziato, durante un’escursione in Scozia, si accorse che anche lì erano presenti antiche tracce lasciate dai ghiacciai. Questo confermava che spesse coltri di ghiaccio avessero ricoperto non solo la Svizzera ma anche gran parte del continente europeo.

Il nostro Pianeta, negli oltre 4 miliardi e mezzo della sua vita, ha vissuto altre “Ere Glaciali”. Una delle più antiche riconosciute è quella Huroniana che avvenne circa tra i 2.4 e i 2.3 miliardi di anni fa. Due dei periodi più freddi che la Terra abbia vissuto sono stati circa 710 e circa 640 milioni di anni. Alcuni scienziati hanno coniato il termine “Snowball Earth” (Terra a palla di neve), ipotizzando che l’intero Pianeta fosse ricoperto da una spessa coltre di ghiaccio. Durante questi lunghi periodi la Terra avrebbe avuto una temperatura media di  -50°C. Terminata questa fase un intenso effetto serra produsse lo scioglimento dei ghiacciai e condizioni ambientali favorevoli a un nuovo sviluppo della vita.

Quali sono i fattori che determinano il clima? Nel secolo passato vari studi hanno dimostrato come alcune cause astronomiche abbiano avuto un impatto sul clima del nostro Pianeta. L’astrofisico serbo Milanković, nella prima metà del 1900, ha correlato la variazione delle quantità di radiazioni solari che riceve la Terra con le variazioni spaziali Terra – Sole. Un esempio è come l’orbita che la Terra descrive intorno al Sole possa essere più o meno eccentrica. Altri fattori che condizionano il clima sono i processi che si scatenano durante la formazione delle montagne. L’anidride carbonica, che ha un ruolo fondamentale nel nostro clima, viene intrappolata negli oceani con un conseguente raffreddamento del clima. La formazione delle montagne, inoltre, influenza l’andamento sia delle correnti marine sia di quelle oceaniche.

E’necessario sottolineare che i cambiamenti climatici di cui abbiamo parlato hanno cicli molto lunghi, dell’ordine delle decine di migliaia di anni. L’impatto che oggi l’uomo ha sul clima è invece dell’ordine “solo” di decine di anni e il complesso “Sistema Terra” è andato in grave sofferenza. Chissà se, come qualcuno prevede, una nuova fase glaciale, prevista entro i prossimi 20.000 anni se non addirittura nei prossimi 2000 anni, possa in qualche modo contrastare il riscaldamento della Terra prodotto dall’essere umano.

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