Sono passati due decenni da Mani Pulite, ma la storia di allora è ancora attuale. Ne discuteranno stasera Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, autori di “Mani pulite” (Chiarelettere, prefazione di Piercamillo Davigo) insieme a Piercamillo Davigo e al procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco. L’appuntamento è alle 20.45 presso la Camera del lavoro del capoluogo lombardo (Corso di Porta Vittoria 43) e domani alla Feltrinelli Express alle 18.30 (Stazione centrale, Milano).
Si tratta di un libro che racconta l’Italia dell’illegalità permanente. Un documento storico che rimarrà per sempre sul tradimento della politica. La cronaca di fatti e misfatti parte da Milano, 17 febbraio 1992, arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio: il primo tangentomane che fa tremare l’impero, a due mesi dalle elezioni. Saranno elezioni terremoto, quelle del 1992, stravinte dal partito degli astenuti (17,4 per cento) e dalla Lega nord. Intanto la Prima Repubblica va in galera ed è ancora solo superficie.
Nello stesso anno i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino vengono trucidati a Palermo e ancora oggi rimangono aperti molti processi sulle stragi. Un anno dopo la corruzione è ormai un fatto nazionale, nessun partito escluso, con 70 procure al lavoro, 12.000 persone coinvolte per fatti di tangenti e circa 5000 arresti. “L’Italia sta risorgendo”, saluta così l’anno nuovo il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Peccato che sia l’inizio del 1994, l’anno di Berlusconi e dell’inizio della restaurazione.
Scatta l’operazione ‘Salvaladri’, con gli imputati che mettono sotto accusa i magistrati. È il mondo alla rovescia e gli italiani assistono allo spettacolo. Alcuni protestano, molti si abituano e finiscono per crederci. Poi gli anni dell’Ulivo, della Bicamerale e dell’inciucio centrodestra-centrosinistra, che produce una miriade di leggi contro la giustizia: ad personas, ad castam e ad mafiam. Fino al 2001, che avvia il quinquennio della definitiva normalizzazione: il ritorno di Berlusconi, decine tra imputati e condannati di nuovo in Parlamento, le leggi ad personam, i reati aboliti, i giudici trasferiti. E poi ancora i due anni del secondo governo Prodi e i tre del terzo governo Berlusconi, che fra indulti e altre leggi vergogna ripiombano il paese negli scandali e nella crisi finanziaria. Infine il governo Monti, sempre in attesa di una seria legge anticorruzione, vent’anni dopo.