Lele Rizzo, uno dei leader della Val Susa: “Protesteremo presto, ma non saremo violenti. Perché il guaio l’hanno fatto loro". Cortei da Roma a Palermo: "Adesso possiamo dimostrare che non siamo noi i cattivi". Ma i sequestri non si fermeranno
Adesso cambia tutto: la storia di Luca, il suo volo nel vuoto, segnerà una svolta nella protesta No Tav. Nel male, pensano in molti, temendo un’escalation delle violenza. Ma potrebbe avvenire anche il contrario. Almeno a sentire le prime parole di Lele Rizzo, uno dei leader della protesta, uno che passa per duro: “Protesteremo presto, ma senza tirare sassi. Perché il guaio l’hanno fatto loro”, le forze dell’ordine. Già, il popolo No Tav ieri si è accorto che potrebbe passare dalla parte dei cattivi a quella delle vittime.
No, non è un calcolo cinico, ma le strategie intorno alla battaglia per la Tav da domani potrebbero essere tutte da riscrivere. Certo, ieri durante l’assemblea dei movimenti, migliaia di persone sull’autostrada bloccata, c’era chi gridava “bastardi”, chi invitava ad “azioni durissime”. Ma nel movimento parecchi capiscono una cosa, con una premessa importante: “Nessuno di noi vuole strumentalizzare la sorte di Luca, ma quel volo ha fatto capire che noi non siamo i cattivi”.
Di sicuro la tragedia ha portato davvero il discorso Tav in tutte le case d’Italia. E si è capito subito che da oggi nulla sarà come prima: in un attimo i comitati sono stati capaci di mobilitare centinaia di persone in 50 città, regione per regione: Roma, Milano, Torino, ma anche Trento e Trieste e poi giù fino a Cagliari e Palermo. Nella Capitale sono stati bloccati undici binari a Termini, la più grande stazione d’Italia. Un treno Frecciarossa è stato danneggiato. A Palermo le contestazioni hanno toccato Pierluigi Bersani. Ma il segretario Pd non ha colpe, se non per l’appoggio che il suo partito ha dato all’opera. Bersani era piuttosto il simbolo: la politica che sponsorizza la Tav.
E l’impressione, dalla Val di Susa, è che sia solo l’inizio: “Bisogna portare i blocchi in cima alla valle, dove ci sono le forze dell’ordine. Dobbiamo incastrarle lassù”, dice qualcuno. Ma subito c’è chi, come Rizzo, spiega: “Noi non faremo i martiri. Ma non tireremo sassi, saranno loro a decidere quello che deve succedere”. Addirittura c’è chi parla di protesta in stile ghandiano: “Blitz nei teatri di mezza Italia, nei cinema, negli stadi e ovviamente sulle autostrade e nelle stazioni. Solo per portare lo scompiglio, niente violenza”.
Facile a dirsi, ma anche ieri sera all’assemblea c’era chi non sembrava d’accordo. Magari quei ragazzi vestiti di nero, che hanno accenti di altre regioni, che parlano lingue straniere.
La protesta potrebbe diventare alternativa, meno violenta. Ma potrebbe anche sfuggire di mano. E chissà, allargandosi a tutta Italia, la questione Tav potrebbe diluirsi, quasi sparire. Diventare lo slogan dietro cui si raccoglie il grande scontento sociale portato dalla crisi.
Che la Tav ormai non interessi più soltanto alla Val di Susa, ma che sia diventata un simbolo lo dimostrano le decine di migliaia di messaggi che correvano su internet. E poi gli interventi di figure pubbliche che raccolgono consenso in tutto il Paese. Beppe Grillo sul suo blog ieri ha detto: “Un ferito grave, l’accerchiamento della baita con persone dentro. Di nuovo violenze. Uno è caduto da un traliccio ed è grave in ospedale. A chi servono queste cose? Perché io vorrei capire cosa c’é dietro questo sistema! Lo capirebbe anche un bambino che la Tav non serve”.
Tav-Italia, insomma. E le occasioni per scatenare la protesta non mancheranno. Quelle di ieri erano soltanto le prime minime espropriazioni, siamo appena alla zona dove dovrebbe essere realizzato il tunnel esplorativo. In tutto si tratta di una ventina di terreni. Una goccia. Ma quando sarà definito il percorso della linea … allora saranno necessarie centinaia di espropriazioni in tutta la valle. Per non dire della battaglia legale: “Tutti dicono che stanno iniziando gli espropri – lamenta l’avvocato Massimo Bongiovanni, membro del le-gal team No-Tav – ma non si può cominciare un bel niente”. L’ordinanza del Prefetto limita e interdice esclusivamente la viabilità e l’accesso su un’area indeterminata ed indeterminabile.
Il prefetto non ha autorizzato l’occupazione dei terreni privati. Per l’esproprio la legge prevede un avviso al proprietario, delle osservazioni, e un’offerta economica. Nulla di tutto questo – sostiene Bongiovanni – è accaduto. Eppure le forze dell’ordine hanno permesso la recinzione dei terreni privati in assenza di alcuna autorizzazione. Insomma, è stato compiuto un atto contrario alla legge”. La battaglia No Tav dura da vent’anni. Ma potrebbe continuare almeno altrettanto. E arrivare molto lontano dalla Val di Susa. F. Sa.