E’ giunto il momento di parlare di mafia e “questione settentrionale” per il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, oggi in audizione a palazzo San Macuto davanti alla commissione parlamentare Antimafia. Per il ministro, infatti, la penetrazione delle cosche nel nord Italia è sempre più incisiva: “Recenti analisi investigative guardano con preoccupazione all’affermarsi, anche oltre i confini del Mezzogiorno, di atteggiamenti omertosi – ha segnalato la Cancellieri – che sembrano replicare stili comportamentali tipici di scenari ‘a legalità debole'”. E le dichiarazioni del ministro dell’Interno arrivano a solo un giorno distanza dalla relazione dei servizi segreti italiani al Parlamento, che ieri comunicava come “la crisi economica appare destinata ad accrescere i margini di infiltrazione criminale nel tessuto produttivo e imprenditoriale”.
La mafia, soprattutto la ‘ndrangheta, punta a piantare salde radici nell’Italia settentrionale, il cui territorio non viene visto più soltanto come zona utile a riciclare il denaro sporco e a reinvestire nell’economia capitali illeciti. Per la titolare del Viminale “è da rivisitare seriamente la considerazione che il trasferimento al Nord delle mafie, specie di quella calabrese, non comporti il rischio di uno stabile radicamento, in assenza di ‘controllo militare’del territorio e di un brodo culturale favorevole”. Per il ministro dell’Interno, perciò, “rischia di essere poco attuale e fuorviante l’analisi secondo la quale l’infiltrazione delle mafie al Nord sia ancora un fenomeno esclusivamente confinato ad attività di riciclaggio e di reinvestimento di capitali illeciti. Si scorgono, infatti, segnali allarmanti di una aggressività che -osserva Cancellieri- sembra andare oltre la ricerca di mere opportunità di ripulitura di denaro sporco, rivolgendo le proprie mire espansive all’intero contesto, con l’intento di accreditarsi come interlocutore autorevole e imprescindibile della società civile e delle istituzioni”.
“Non sembra essere una casualità – ha aggiunto Cancellieri – che le recenti misure di scioglimento per condizionamento mafioso di due Comuni della Liguria siano state motivate dall’accertamento di infiltrazioni ‘ndraghetiste”. Dal 2009 ad oggi, ha rivelato il ministro dell’Interno, sono stati sequestrati 5.974 beni alla criminalità organizzata nelle regioni del Nord, per un valore di circa un miliardo e mezzo di euro. Le confische hanno invece riguardato 1.606 beni. La maggior parte dei sequestri (2.798 per un valore di oltre un miliardo di euro) è stata fatta in Lombardia; seguono Piemonte (1.658) e Liguria (804). “Resta la difficoltà di intercettare il percorso migratorio delle organizzazioni criminali verso altri contesti ambientali – ha concluso la titolare del Viminale – per l’indubbia capacità di mimetizzare la loro presenza affermandola, generalmente, con modalità incruente che non contemplano, o non implicano, la commissione di atti di sopraffazione violenta, riservati solo a casi estremi, quanto piuttosto di corruzione”.