Nell'avviso di fine indagine legato al crac Parmalat sono coinvolti dirigenti e giocatori: venivano pagati con compensi milionari extra completamente al nero
Ci sono quasi tutti i giocatori del Parma dei miracoli tra gli indagati nel filone di inchiesta del crac Parmalat che riguarda il Parma Ac. Undici calciatori che insieme a ex dirigenti e vertici della società calcistica che sono accusati di concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione. In tutto 28 indagati, tra cui compaiono anche i nomi di noti giocatori che tra il 1992 e il 2003 contribuirono a portare la squadra del Parma nell’olimpo calcistico tra vittorie in Coppa Uefa, Coppa Italia e Coppa dei campioni.
Coinvolti nell’inchiesta sarebbero Faustino Asprilla e Dino Baggio, ma anche lo storico capitano Lorenzo Minotti, insieme ad alcuni dei giocatori più acclamati dalla curva Nord come Luigi Apolloni, Tomas Brolin e Massimo Crippa. E poi Enrico Chiesa, Hristo Stoichkov, Lilian Thuram, insieme a due calciatori ancora in attività: Juan Sebastiàn Veron e Hernan Crespo.
Secondo la Procura, che ha da poco chiuso le indagini preliminari sul caso, in quel periodo i giocatori avrebbero concorso a distrarre e dissimulare 9 milioni e 937mila euro dalle casse di Parmalat insieme all’ex patron Calisto Tanzi, che ai tempi era proprietario della società calcistica, e a Domenico Barili, direttore commerciale e firmatario degli accordi di sponsorizzazione con i calciatori. Il denaro veniva distratto con la realizzazione di contratti fittizi per promuovere e pubblicizzare il marchio e i prodotti Parmalat che venivano firmati da Barili e dai giocatori o società fiduciarie ad essi riconducibili. Quindi venivano emesse false fatture, che Tanzi ordinava di pagare con fondi provenienti da Parmalat, senza che vi fossero prestazioni verso la società.
I pagamenti extra che i giocatori ricevevano oltre al normale compenso per il proprio ingaggio erano consistenti: si parla di 5.647.724 dollari per Veron, 4.425.000 dollari per Asprilla, 2.654.589 dollari per Baggio, 2 milioni per Crespo. Cifre a parecchi zero, sempre fuori busta, anche per Thuram, con 962.355 dollari, Brolin (990.048 dollari), Apolloni (507.000 dollari), Stoichkov (550.000 dollari), fino ai 449.706 di Chiesa, i 339.889 di Minotti e i 163.774 di Crippa.
Nell’inchiesta sarebbero indagati anche 16 ex dirigenti del Parma Ac. Tra le persone coinvolte il figlio dell’ex re del latte Stefano Tanzi, che ai tempi era presidente della società calcistica, ma anche gli ex membri del Cda Alessandro Chiesi, Giorgio Scaccaglia e Paolo Tanzi. Nel registro compaiono anche i nomi degli ex sindaci del Parma Fabio Branchi, Antonio Bevilacqua e Oreste Luciani, oltre a quello dell’ex legale rappresentante di Parmalat Asia Alberto Maurizio Ferraris e del revisore della società Grant & Thorton Maurizio Bianchi (per Bevilacqua, Ferraris, Stefano e Paolo Tanzi, essendo già stati giudicati per condotta analoga nel processo principale sul crac Parmalat, la Procura non contesterà il reato).
Secondo l’accusa gli indagati, in concorso tra loro, avrebbero alterato i dati del bilancio del Parma chiuso il 30 giugno 2002 “al fine di conseguire, per la società sportiva, un ingiusto profitto costituito dalla possibilità di ridurre in modo fittizio i debiti nei confronti della controllante Parmalat Spa”. Secondo un accordo fittizio del gennaio 2002 tra Parma A.C., Parmalat Asia e Ltd (società coreana del gruppo di Tanzi), in cambio dei diritti di sfruttamento del suo marchio fino a ottobre 2010, la società calcistica avrebbe ricevuto 8 milioni di euro. La somma sarebbe stata indebitamente inserita tra i ricavi del bilancio chiuso a giugno 2002. Quindi il 20 dicembre il credito sarebbe stato ceduto a Parmalat Spa, che a sua volta l’avrebbe girato a Bonlat, che secondo la Procura veniva utilizzata per chiudere le falsificazioni con un fittizio incasso della somma.
Ma i movimenti di denaro illeciti non riguardavano solo il pagamento extra dei calciatori. Le indagini riguardano anche transazioni per l’acquisto e la cessione di giocatori. Tra queste, il caso di Amauri e dell’acquisto del suo cartellino, effettuato quando il giocatore era già libero dalla società precedente.
In questo caso gli indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, oltre a Calisto Tanzi e al figlio Stefano, sono Enrico Fedele, ex responsabile dell’area tecnica del Parma tra il 1999 e il 2001, Fabrizio Larini, direttore sportivo del Parma tra il 1997 e il 2002, Mariano Grimaldi, procuratore di Amauri nel 2001, insieme a Stanislao Grimaldi e Patrick Edmond Lecourt, amministratore della Harold McKenzie counsulting Ltd e della Rothwell management. Secondo l’accusa nell’estate 2001, a seguito di accordi tra i Grimaldi e i dirigenti Fedele e Larini, il Parma avrebbe stipulato un contratto fittizio con la Harold McKenzie counsulting Ltd per la consulenza e l’acquisto del giocatore per una somma di 3,5 milioni di dollari.
Ma Amauri aveva lasciato il Napoli il primo luglio 2001, quindi era libero di passare al Parma senza pagamento al club precedente. Secondo la Procura anche in questo caso l’operazione era volta a distrarre denaro: la somma versata dal Parma alla società di Lecourt sarebbe infatti stata girata attraverso un giro di trasferimenti su un conto di Monaco dei Grimaldi per un importo di 2 milioni e 150mila dollari.
di Silvia Bia