Si possono fregiare del titolo di jazz band amatoriale più “vecchia” del mondo. E’ la Doctor Dixie Jazz Band, sessant’anni di jazz, molto swing e poco free, con oltre 700 bandierine di concerti piantate sul pianeta terra e un live, il 16 aprile 2012 al Teatro EuropAuditorium di Bologna, che va a celebrare l’esordio del 16 aprile 1952. Perché i Doctor Dixie non arrivano da New Orleans o da New York, ma dalle cantine bolognesi, luogo che assorbì più di ogni altro luogo in Italia l’influenza di una musica che nel primo dopoguerra, e prima ancora che dilagasse il rock and roll, era segno di ribellione ai ritmi tranquillizzanti e pop della canzonetta nazionalpopolare.

A dirigere la band in tutti questi anni il decano Nardo Giardina, star assoluta di un incontro stampa, per presentare l’evento, sull’onda di un bizzarro amarcord e di una passione che pare non tramontare mai: “Nella nostra band abbiamo avuto una mortalità scarsa, siamo stati fortunati”. E ancora: “Quando iniziammo a Bologna c’era il giusto humus universitario, poi siamo diventati suonatori di nicchia e ora manteniamo la nostra piccola parte difendendo la fiammella del jazz”.

La Doctor Dixie Jazz Band nacque a Bologna grazie a Giardina e Gherardo Casaglia come band dell’Università e con il nome di “Superior Magistratus Ragtime Band” nel 1952 poi ha più volte cambiato nome assumendo l’attuale nel 1972.  Un gruppo di jazz man che si è fondato grazie al fatto che i componenti erano tutti studenti, perlopiù di medicina, per poi negli anni rimpolparsi e ricomporsi con suonatori amatoriali dalle professioni tra le più varie: Giardina, tromba e vocalist, è libero docente di Ostetricia e Ginecologia mente gli altri membri della band che saliranno sul palco il 16 aprile sono un broker, come Checco Coniglio al trombone; Luca Soddu, sax alto e tenore, che è un chimico; Andrea Zucchi, sax baritono, ingegnere; Andrea Scorzoni, sax tenore e soprano, docente di elettronica presso l’Università di Perugia; Franco Franchini, pianoforte, avvocato; Stefano Donvito, basso elettrico, generale di polizia in pensione e Umberto Genovese, batteria, educatore; mentre Annibale Modoni, vibrafono, è l’unico musicista professionista.

Dieci appassionati che ancora una volta al mese, fino a qualche anno fa era una volta a settimana, si ritrovano nella storica cantina di via Cesare Battisti dove tutto nacque sessant’anni fa: “la proprietaria, una marchesa, è molto tollerante, visto che non le paghiamo l’affitto da un anno”, spiega Giardina, “e ricordiamoci che questo è l’unico locale dove paga chi suona”. Lì, tra il ’59 e il ’62, transitarono anche Pupi Avati, prima, e Lucio Dalla, poi: “Pupi suonava in modo scolastico, faceva le sue “scale” al clarinetto, s’impegnava. Ma quando arrivò Lucio fece tre note e ce lo prendemmo subito”.

Leggenda e storia si mescolano, ma tutti sanno che Avati ci rimise il “posto” e che, pur inserendo la Doctor Dixie in molti suoi film, non la prese tanto bene: “Eravamo a Barcellona a suonare ed era l’ora della cultura, uno spazio turistico tra il risveglio e l’ora di pranzo. Così saliamo tutti fino in cima alla Sagrada Familia. Poi noi scendiamo e rimangono su solo Pupi e Lucio. Ad un certo punto, però, vediamo scendere giù di corsa Lucio. Allora gli chiediamo che è successo e lui impaurito: Pupi voleva ammazzarmi spingendomi giù dai pinnacoli”. Verità o menzogna, Dalla e Avati saranno sul palco il 16 aprile assieme ad altri graditissimi ospiti come Teo Ciavarella e gli storici componenti degli inizi Luigi Nasalvi e Gherardo Casaglia: “Lucio suonerà qualcosa, ma Pupi non credo”.

Per info: info@teatroeuropa.it o 051372540 – 0516375199

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