Il confronto a distanza tra Anonymous e le polizie di mezzo mondo continua. Questa volta, però, sembra che a segnare il punto sia l’Interpol. Le 25 persone arrestate ieri pomeriggio (4 in Spagna, 10 in Argentina, 6 in Cile e 5 in Colombia) sono sospettate di aver orchestrato gli attacchi a numerosi siti Internet negli scorsi mesi. In particolare, quello che ha abbattuto proprio il sito dell’agenzia internazionale di coordinamento delle polizie e di alcune organizzazioni governative in Colombia e in CIle. L’operazione ha richiesto ispezioni in 15 città diverse e avrebbe portato al sequestro di oltre 250 dispositivi tra computer e smartphone utilizzati dagli hacker. I sospettati hanno tra i 16 e i 40 anni, tutti appartenenti a gruppi hacker “affiliati” alla galassia di Anonymous. Secondo le prime dichiarazioni delle forze dell’ordine, rischiano fino a 5 anni di carcere.
La reazione dell’Interpol arriva dopo una serie di figuracce clamorose rimediate proprio grazie ad Anonymous, non ultima quella della telefonata tra FBI e Polizia inglese intercettata e pubblicata su Internet dagli hacker. A dare l’impulso agli arresti, però, potrebbe essere stata la pubblicazione su Wikileaks delle email sottratte da Anonymous all’agenzia privata Stratfor lo scorso dicembre. In quell’occasione, infatti, i pirati informatici hanno messo le mani anche sui dati di numerosi account (completi di email, dati personali e carta di credito) dei clienti di Stratfor, compresi parecchi membri dell’Interpol. Come nella tradizione di Anonymous i dati non sono stati utilizzati per sottrarre denaro, ma sono stati pubblicati sul Web mettendo per l’ennesima volta alla berlina le forze dell’ordine.
Ora gli arresti, ma la reazione del gruppo hacker non si è fatta aspettare. Poche ore dopo l’annuncio dell’operazione, il sito dell’Interpol è stato abbattuto da un classico attacco Distributed Denial Of Service, la firma di Anonymous. L’abbattimento è stato annunciato su Twitter con l’ormai classico annuncio “TANGO DOWN” (sito abbattuto) e il commento “Anonymous non è un’organizzazione criminale”.