Salvatore, infatti, è stato costretto a lasciare Roma lo scorso 6 dicembre, per aver preso parte a un’azione nonviolenta in difesa del clima, davanti a Palazzo Chigi. Oggi la decisione della Questura conferma l’assoluta insostenibilità giuridica di bandire un attivista.
La revoca emanata dalla Questura è motivata dal fatto che Salvatore lavora a Roma. Tutto questo era stato immediatamente fatto presente dal nostro attivista quando gli è stato notificato il bando. Ma la Questura pretendeva che Salvatore avesse con se il contratto di lavoro. Nessun italiano gira con questo documento in tasca: la Questura non ha voluto chiederlo a Greenpeace Italia che avrebbe facilmente messo a disposizione la documentazione relativa.
D’ora in poi speriamo in una maggiore attenzione verso chi manifesta in modo pacifico per difendere l’ambiente. Basta multe e limitazioni della libertà personale. Gli attivisti non sono criminali. Le loro azioni sono un atto di responsabilità civile.
Ringraziamo ancora una volta le migliaia di persone, che anche da questo blog, hanno partecipato alla nostra protesta, mettendoci la firma e la faccia. Grazie a tutti i 10.610 banditi del clima.