Antonio Rosati, il presidente della squadra lombarda, non usa giri di parole: "E' una clausola obbligatoria che servirà a prevenire comportamenti sbagliati". Il numero uno della Lega di Serie B, Luca Abodi, spera che l'iniziativa sia presa ad esempio da tutte le società
Il Varese 1910 è la prima società calcistica italiana ad essersi dotata di un codice etico. Da qualche giorno nei contratti della squadra, che milita nel campionato di Serie B, è stata inserita una nuova clausola, fatta sottoscrivere ai giocatori e a tutte le maestranze che a vario titolo lavorano con il club: “Si tratta di una vera e propria appendice contrattuale che abbiamo inserito in seno anche a nuovi protocolli aziendali che abbiamo adottato anche per ottenere la certificazione SA8000 – ha spiegato il presidente Antonio Rosati – Una clausola che si applica ai contratti di tesserati e non. Abbiamo deciso di applicare un codice etico per prevenire qualunque gestione errata, circostanza che purtroppo abbiamo visto concretizzarsi spesso nel calcio italiano degli ultimi anni”.
I giocatori hanno già sottoscritto di buon grado la nuova clausola contrattuale, destinata a diventare un elemento di routine, impegnando tutti i membri della squadra a denunciare eventuali illeciti o situazioni sospette in cui si possano imbattere. Sulla questione ha pesato anche la vicenda del calcio scommesse, anche se il presidente Rosati ha detto che l’iter per la definizione di questa nuova clausola era già in corso prima che scoppiasse il caso: “Lo scandalo mi turba parecchio, come Varese 1910 mi sento anche molto danneggiato perché noi non siamo implicati, mentre sono andate in Serie A, lo scorso anno, società non del tutto pulite. Sicuramente dopo quegli episodi ho dato un’accelerata, ma la strada era già stata segnata”. Rosati ha dunque ribadito la sua presa di posizione, aggiungendo poi che sta aspettando l’evoluzione del processo e le decisioni della giustizia penale. “Il Varese ha fatto firmare a tutti i suoi dipendenti un codice etico interno che presuppone una linea guida da seguire, delle regole ferree da rispettare. Un altro fiore all’occhiello del nostro sodalizio è l’aver ottenuto la certificazione SA8000 (dove SA sta per social accountability, nda) che pochissime società in Serie B possiedono. In questo modo puntiamo a sensibilizzare e ad accentuare l’impegno intrapreso”.
In concreto, oltre a spiegare ai giocatori quello che è giusto e quello che è illecito, la società mette a disposizione una consulenza penale e sportiva gratuita per tutelarsi qualora vengano implicati, a qualunque titolo, in qualsiasi vicenda poco lecita. Anche il presidente della Lega di Serie B, Andrea Abodi, ha voluto esprimere il suo pensiero: “Ritengo che qualsiasi iniziativa che va a contrastare l’illecito sportivo debba essere frutto di una collaborazione tra le società sportive e la Lega di Serie B. Quanto presentato oggi dal Varese è a mio avviso una modalità di intervento che dovrebbe essere seguita da tutte le altre società. Un’iniziativa che va ad incastrarsi perfettamente nell’ambito della tutela e della prevenzione nei casi di responsabilità oggettiva delle società. Maggior controllo e maggior attenzione possono essere fondamentali per combattere atteggiamenti che danneggiano l’idea di calcio pulito che abbiamo noi. Un plauso quindi ad Antonio Rosati e al Varese per quanto fatto, nella speranza che, ribadisco, sia da esempio per tutte le altre squadre”.
Di fronte ad una simile iniziativa è inevitabile chiedersi e chiedere se in nel nostro Paese ci sia ancora spazio per un calcio pulito e libero da condizionamenti dettati da interessi economici: “Spero di sì – ha concluso il presidente Rosati -, anche perché se in Italia non c’è spazio per il calcio pulito, allora nel calcio non c’è spazio per Antonio Rosati e per tutti quei presidenti che come me vogliono giocarsi la loro partita fino in fondo, sapendo che quello che stanno guardando è uno spettacolo sportivo reale e non preparato a tavolino fuori dal campo”.