Nel 2009 in Italia il ‘valore dell’economia sommersa era pari a 418,23 miliardi di euro per un’evasione fiscale stimata in 180,257 miliardi, quasi un terzo delle entrate totali”.

Il Belpaese è maglia nera tra i paesi dell’Unione europea per l’economia sommersa e quindi anche per l’evasione fiscale. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Tax research London” elaborata per il gruppo parlamentare Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) di Bruxelles, che comprende anche il Partito Democratico.

Alle spalle dell’Italia, per sommerso ed evasione, si sono piazzate Germania e Francia. L’economia tedesca in nero valeva, nel 2009, poco meno di 400 miliardi di euro, facendo perdere al fisco nazionale oltre 158 miliardi (il 16% delle entrate totali). Il sommerso in Francia sfiorava invece i 290 miliardi, generando un’evasione fiscale pari a 120,61 miliardi (il 15% del gettito fiscale complessivo). Assai più contenuto, invece, il fenomeno del sommerso in Spagna (239 miliardi in valore e 72 in evasione) e Gran Bretagna, dove il nero valeva 212 miliardi e l’evasione ammontava a 74 miliardi).

Se in termini assoluti, l’ammontare dell’evasione fiscale italiana dovuta al sommerso supera tutti gli altri Paesi dell’Ue, altrettanto non si può dire per quanto riguarda il rapporto tra mancato gettito e incassi complessivi del fisco. In questa graduatoria l’Italia, con il suo 27%, è superata da ben nove Paesi con economie che per dimensioni e struttura non possono certo essere paragonate a quella della Penisola. Il primato negativo è stato infatti stabilito dalla Romania con il 35,3%, seguita da Romania (32,6), Lituania (32), Estonia (31,2), Lettonia (29,2), Cipro (28), Grecia (27,5), Malta e Polonia (27,2). Ma l’Italia torna nei posti di vertice della classifica se si considera invece il rapporto tra ammontare dell’evasione causata dall’economia sommersa e la spesa per l’assistenza sanitaria. Su questo fronte il 228,2% fatto registrare dall’Italia è superato solo dal 260,5 dell’Estonia.

Per contrastare l’illegalità nelle transazioni finanziarie, il Parlamento europeo sta elaborando una Tobin Tax che non solo deve entrare in vigore al più presto, ma deve essere “disegnata nel modo più stringente possibile per evitare ogni possibile forma di evasione”. Secondo la socialista greca Anni Podimata, relatrice parlamentare in sede di Commissione Econ, la tassa dovrà essere imposta in base al principio di residenza dell’emettitore del titolo oggetto della transazione. In pratica la tassa dovrà essere pagata anche, ad esempio, sulla compravendita di un’azione Eni tra un venditore di Hong Kong ed un compratore di New York. Per scoraggiare l’evasione fiscale inoltre il Parlamento propone di prendere ad esempio la ‘stamp duty’ britannica: il mancato pagamento della tassa non convalida l’operazione, di fatto solo il pagamento della Tobin tax darebbe certezza al titolo di proprietà. Il rapporto Podimata andrà al voto della Commissione Econ ad aprile ed il mese successivo potrebbe approdare in plenaria.

Sul fronte italiano, il 26 marzo la Camera esaminerà il ddl anticorruzione. Nella stessa settimana verranno esaminati la proposta di legge sulle pensioni di reversibilità e la modifica della disciplina in vigore sugli edifici in condominio. Il Governo inoltre ha annunciato “particolare impegno” per contrastare il ricorso ai paradisi fiscali individuando “misure specifiche, sulla base della normativa comunitaria e degli strumenti di diritto internazionale, atte a contrastare detti fenomeni”.

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