In molti si chiedono: “Ma come funziona precisamente Twitter?”. Il social network è la novità del momento, ne parlano tv e giornali, ma non è facile capirne il funzionamento finché non ci si perde un po’ di tempo a smanettarci sopra. Ad alcuni potrà suonare come un incubo, perciò, leggere del boom di un nuovo social network, l’ennesimo, commentatissimo negli ultimi giorni su siti e blog anglosassoni e americani. Anche il nome, per noi italiani, non suona facile da intelligere: si chiama “Pinterest“ e a una prima occhiata il caos creativo della home page spaventa un po’. Ma non c’è da preoccuparsi: quello che per alcuni analisti è già “il nuovo Facebook” non richiede troppo impegno per svelarsi all’utente che lo apre per la prima volta. Sta conquistando sempre più utenti puntando su una sempreverde curiosità umana: quella per oggetti creativi di ogni categoria merceologica e di ogni gusto immaginabile.
Partiamo dal nome: “Pin“ sta in questo caso per “puntina”, intesa come quella colorata che utilizziamo per attaccare un appunto a una bacheca di compensato. “Pinterest”, ovvero “pin” + “interest“ potrebbe essere tradotto come: “I tuoi interessi appuntati su una bacheca digitale”. Da “pinnare” (certo, esiste già il neologismo) sono le immagini. Ma non foto, paesaggi, facce, fotomontaggi, bensì sopra ogni cosa, oggetti. “Pinterest – viene spiegato nelle linee guida del sito – è una bacheca virtuale che ti permette di organizzare e condividere tutte le bellissime cose che trovi sul web. Puoi sfogliare ‘pinboards’ (bacheche), create dagli altri utenti per trovare ispirazione o scoprire nuove cose. Le persone usano le bacheche per programmare i proprio matrimoni, decorare le loro case e condividere le ricette preferite”.
GLI UTENTI, naturalmente, lo stanno utilizzando per mille altri scopi: dalle installazioni artistiche ai corsi di fitness. Ma nel cuore del nuovo social network rimangono gli oggetti. Vestiti, mobilio, suppellettili di design, bigiotteria, ricette: un paradiso per chi ama usare le mani – per cucire, disegnare, progettare, cucinare – ed è sempre in cerca ispirazione. Su Pinterest non è spiegato “come fare le cose”, le immagini testimoniano piuttosto gusti e soluzioni estetiche: è il trionfo del bricolage creativo, quello che negli Usa chiamano il do-it-yourself, “fattelo da solo”, che in realtà ha una tradizione lunga quanto la storia dell’uomo. Il sito, attualmente, è accessibile solo su invito. Ma basta lasciare un indirizzo mail per avere accesso entro qualche giorno. E’ tutto on line, peraltro, già dal 2010. Ma i numeri degli ultimi mesi ne hanno fatto un caso. Secondo i calcoli di Mashable su dati comScore, i visitatori unici sono cresciuti di quasi il tremila per cento dallo scorso maggio; se a dicembre le visite erano 7,5 milioni, a gennaio per poco non è stata toccata quota 12 milioni.
Di estremo interesse il dato di genere: la maggioranza degli utilizzatori è fatta di donne (il 68 per cento) e metà degli utenti ha dei figli. Se per ora chi clicca sul nuovo social network si distingue per una certa ricchezza (il 28 per cento dichiara di guadagnare almeno 100mila dollari l’anno), a colpire è anche il tempo medio speso dagli utenti a “pinnare” (circa 16 minuti, giusto sotto i 16,4 minuti su YouTube ma più dei 12,1 minuti su Facebook). I portali online inoltre si stanno popolando del tasto “Pin it” (accanto al classico “consiglia su Facebook”) e per traffico generato le bacheche creative fanno già mangiare la polvere a Google Plus e a Linkedin. Su Pinterest, in effetti, non esiste barriera linguistica. Se normalmente un social network deve raggiungere una buona massa critica per decollare, in questo caso le immagini parlano un linguaggio universale.
TUTTO è commentabile, condivisibile (“repin”), seguibile e organizzabile. Il sistema di relazioni non funziona su amicizie come Facebook, ma su “follow” in stile Twitter. Si possono sfogliare le categorie (una ventina, compresi “giardinaggio”, “decorazioni per la casa”, “moda femminile”, “matrimoni ed eventi”), si può caricare un’immagine o la si può postare molto facilmente da un sito web. Per ora gran parte dei contenuti pubblicati è di ottima fattura e di gusto gradevole: si è stabilita una “netiquette”, una cultura condivisa, di buon livello (che potrebbe anche calare con il nuovo boom). Interpellati da Filippo Sensi di Europa, circa la metà degli esperti digitali più noti in Italia e all’estero ha indicato proprio in Pinterest la “next big thing dopo Twitter“. Il sito ancora non fa pubblicità e sta elaborando un modello di business focalizzato su partnership commerciali. Va aggiunto infine che la strada dei social network è tappezzata di “boom” temporanei che facilmente si trasformano in bolle di sapone. Eppure il contenuto artigianale di questa nuova community, colpisce. Dopo le bacheche-vetrine pensate da Zuckerberg, potrebbe esserci spazio per una comunità virtuale progettata per chi cerca ispirazione e vuole mettere le mani al lavoro, per una volta non sulla tastiera di un computer.
da Il Fatto Quotidiano del 29 febbraio 2012