Coinvolti anche avvocati, personale medico e titolari di agenzie di pratiche automobilistiche. In Puglia gli arrestati si servivano di un nutrito numero di persone che dietro piccolo compenso, si prestavano a figurare da passeggeri delle auto coinvolte in falsi incidenti, per incrementare l’indebito risarcimento
I Carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, nel corso di un’indagine coordinata dalla Dda di Napoli indagano su sinistri stradali con gravi lesioni personali, tutti inventati per ottenere la riscossione dei risarcimenti. In particolare sono state disposte 2 misure cautelari in carcere, 22 ai domiciliari, 6 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e una sospensione dall’esercizio della professione forense. Risulta coinvolto anche un giudice di pace, Nicola Matteoni, negli anni scorsi in servizio ad Airola, Benevento, e ora a giudizio davanti al Tribunale di Roma, competente per i magistrati del distretto di Napoli. I sinistri falsi accertati sono più di 70 e hanno comportato un illecito guadagno di circa un milione di euro. Nel gruppo criminale figura anche l’ex cognato di Francesco Bidognetti, capo storico dell’omonimo gruppo criminale appartenente al clan dei Casalesi.
E diciassette ordinanze di custodia cautelare, 7 in carcere e 10 ai domiciliari, sono state eseguite anche dai militari della Guardia di Finanza di Brindisi, nell’ambito delle indagini su una truffa che, anche in questo caso, vede coinvolti anche un medico e due avvocati. Oltre alle ordinanze, emesse dal gip del Tribunale di Brindisi, Valerio Fracassi, su richiesta del Procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi, i finanzieri hanno eseguito un sequestro preventivo di 220 mila euro in contanti. I soggetti colpiti dal provvedimento restrittivo, secondo gli inquirenti, assieme ad altri 250 indagati a piede libero, sarebbero responsabili dei reati di truffa aggravata e continuata in danno di varie compagnie di assicurazione, anche in associazione. Ai professionisti si contesta anche il reato di corruzione, falsità ideologica e peculato. In particolare, secondo l’accusa, gli arrestati si servivano di un nutrito numero di persone, parenti ed anche minorenni che, dietro piccolo compenso, si prestavano a figurare da passeggeri delle auto coinvolte in falsi incidenti, per incrementare l’indebito risarcimento. Inoltre, presso l’abitazione di alcuni degli arrestati è stata sequestrata la strumentazione utilizzata per falsificare certificati medici e fatture relative a prestazioni sanitarie di riabilitazione.