Giuseppe Mussari tra Corrado Passera e Vittorio Grilli

La norma del decreto liberalizzazioni cancella le commissioni sugli affidamenti. E i vertici Abi rimettono il mandato nelle mani del comitato esecutivo in segno di protesta.

A comunicarlo nel corso di una conferenza stampa è stato il presidente dell’Associazione bancaria Giuseppe Mussari secondo cui il provvedimento “è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Secondo il ministro dello Sviluppo Corrado Passera la decisione dell’Abi “è il sintomo di un grande disagio del settore bancario, vicino all’economia del Paese”. Ma sull’ipotesi di una revisione puntualizza che “sarà Monti a decidere”. Ma se le Camere condivideranno la posizione di Mussari, ha puntualizzato il sottosegretario Antonio Catricalà, “il governo non si metterà di traverso, ma deve essere un’iniziativa parlamentare condivisa da tutte le parti politiche che ci sostengono”. Anzi: Catricalà ha aggiunto che “c’è già un emendamento di iniziativa parlamentare alla Camera che correggere la norma sulla nullità delle clausole per le linee di credito inserito in Senato al dl liberalizzazioni”.

Secondo Mussari l’articolo 37 bis del Decreto liberalizzazioni, “danneggia gravemente le imprese bancarie, ma ancor più tutte le imprese del Paese. Saremo costretti a rivedere complessivamente tutta la nostra politica creditizia e temiamo che allontanerà gli impieghi di tutte le banche straniere in Italia”. Secondo Mussari la norma è da considerare “una sanzione”, senza tuttavia che sia stato “individuato il comportamento sanzionato”. Per questo l’Abi chiede che “venga ricondotta alla sua origine”.

Mussari ha difeso con forza “il grande lavoro” fatto dagli istituti di credito italiani “a favore di imprese e famiglie, di cui l’ultimo esempio è la moratoria sul credito”. Per questo, ha osservato, “riteniamo non sia più tollerabile che l’atteggiamento nei confronti dell’industria bancaria italiana sia così avverso: un Paese che non sta vicino alle proprie banche è un Paese che non sta vicino a se stesso. Se si continuasse ad incidere sui ricavi ricorrenti delle banche”, ha avvertito il Presidente dell’Abi, “anche la salvaguardia dei livelli occupazionali assicurata con l’ultimo rinnovo contrattuale rischia di essere vanificata”.

La norma potrebbe essere modificata in sede di decreto semplificazioni e ricondotta a sanzione per chi non è trasparente. “Abbiamo accolto con soddisfazione questa notizia”, ha commentato Mussari, “ma è la situazione generale che ci preoccupa. Non è giusto per le 300mila persone che lavorano in banca, per chi le rappresenta e per ciò che stiamo facendo per questo Paese. E’ ora di dire basta”.

Il Presidente dell’Abi ipotizza anche un possibile “effetto boomerang: se la norma resterà così com’è”, ha affermato, “per mettere a disposizione i soldi bisognerà rivedere l’intero sistema di politica creditizia e se dovessimo mettere un tasso d’interesse anche sugli affidamenti non utilizzati è chiaro che il conto economico delle famiglie e delle imprese cambia”.

Il Presidente dell’Abi ha negato che le dimissioni debbano essere lette come “un gesto di frustrazione. Avevamo bisogno”, ha detto, “di dare un segnale chiaro di fronte a questa situazione”. L’Abi è pronta ad andare fino in fondo contro la norma e se non verrà modificata, ha annunciato il vice presidente vicario, Antonio Patuelli, “ci riserviamo di ricorrere anche in sede europea”.

Sul fronte del Partito democratico, il presidente del gruppo del Pd Anna Finocchiaro ritiene che “di fronte a una protesta così vibrata, se veramente si è trattato di un errore tecnico, il governo debba prendere seriamente in considerazione la possibilità di tornare sulla questione”. Fabrizio Cicchitto che spiegato che i deputati Pdl voteranno la fiducia al dl liberalizzazioni.

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