Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria insieme a due colleghi spagnoli

Il web, il parco dell’Ariston e le finestre dei municipi italiani. Ma soprattutto i social network e ancora Internet, in un tam tam quasi virale. Oltre 300 blogger ieri hanno aderito al “Blogging day” per sollecitare la liberazione di Rossella Urru, la cooperante italiana di 29 anni rapita in Algeria più di quattro mesi fa. Post lunghi, poche righe o anche una semplice foto per ricordare una vicenda caduta nel dimenticatoio mediatico. Fuori dalle notizie che contano. Ci sono penne conosciute, politici e semplici blogger che hanno risposto all’appello lanciato dalla blogger Sabrina Acarola e dal sito delle Donne Viola. Ovunque foto di Rossella sorridente, al lavoro, e parole di chi la immagina “tenace e dolce”, “una giovane donna coraggiosa”. Chi le scrive lettere, chi fa le lista delle cose che potrebbe fare una volta libera, come la giornalista Camilla Ronzullo.

Poi gli appelli per la liberazione e la rabbia “contro l’immobilismo delle istituzioni”. Il tutto rilanciato anche su Twitter con l’hashtag #FreeRossellaUrru. Un esercizio a tema, insomma, per rompere la cortina di silenzio forzoso tenuto anche dalla famiglia di Samugheo (Oristano) per volere della Farnesina. Ed è proprio a un sito web che il fratello Fausto e i genitori hanno affidato pensieri e messaggi, e lì hanno definito l’iniziativa “un coro di solidarietà e di affetto che, dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, diventa sempre più accorato, sempre più grande e sincero“. Quella stessa famiglia che non conosceva nei dettagli i ruoli di Rossella nel Comitato internazionale dei Popoli nei campi dei popoli Saharawi, a Rabuni, nel sud ovest algerino dove è sparita insieme ad altri due colleghi spagnoli, Aino Fernadez Coin ed Enric Gonyalons. Per Rossella non era la prima missione, da due anni coordina un progetto finanziato dalla Ue nei campi Saharawi: aiuta donne e bambini, si occupa di rifornimenti alimentari e di progetti sanitari. E mentre si infiamma la polemica c’è anche chi ritiene che la mobilitazione della rete possa essere pericolosa e che la strategia del riserbo sia necessaria per non interferire sulle trattative diplomatiche.

Per accendersi la mobilitazione degli internauti ha comunque avuto bisogno dell’appello dei grandi personaggi. Tutto è iniziato con Geppi Cucciari dal palco del Festival di Sanremo, a metà febbraio. Ha parlato della ragazza sconosciuta ai più ed è partito il dibattito nazionalpopolare sulle donne belle e/o intelligenti. Da lì gli appelli su Twitter di Jovanotti e Roberto Saviano fino al video dello showman Fiorello che dall’edicola in cui è solito postare una clip ogni mattina si è rivolto a tutti i tg chiedendo di diffondere il messaggio. Dalle piazze virtuali e quelle delle città, o viceversa, dove già da tempo sono stati appesi gli striscioni con la scritta “Rossella libera” nei municipi di Bologna, Ravenna, Torino e (con un po’ di ritardo) anche a Cagliari. Circa dieci giorni fa il Presidente della Repubblica Napolitano durante la sua visita in Sardegna, dove le piccole iniziative si sono moltiplicate con i mesi, ha incontrato e rassicurato i familiari. Ha riferito che la cooperante starebbe bene e ha consigliato, ancora una volta, il riserbo necessario per il buon esito delle trattative, lo stesso motivo per cui anche il Papa Ratzinger finora ha preferito tacere.

La via diplomatica. Proprio oggi l’inviato speciale della Farnesina per le Emergenze umanitarie, il deputato Pdl Margherita Boniver tornerà per la seconda volta in Mauritania.E riparte la polemica sull’impegno, anche economico, del governo: secondo il quotidiano locale l’Unione sarda per il ministero sarebbe stato “troppo oneroso” un volo di Stato, tanto che la Boniver arriverà in Africa con un volo di linea, via Parigi, come un passeggero qualsiasi. Per la Boniver che sarà ricevuta nella capitale dal presidente del Paese africano, Mohamed Ild Abdel Aziz, “La Mauritania, è un Paese cruciale dal punto di vista geopolitico, poiché confina con la vasta area a sud dell’Algeria in cui si presume si trovino gli italiani sequestrati, ma è anche un Paese da aiutare”. Dei tre ostaggi europei non si sa più nulla, ufficialmente, da dicembre. Quando i due spagnoli e Rossella Urru sono apparsi vivi in un video di due minuti mostrato a un giornalista dell’Agence France-Presse. Una presentazione con nome e cognome, immagini precedute dalla sigla del Movimento unito per la Jihad in Africa occidentale che ha rivendicato il sequestro. Ma ci sono anche altri dimenticati, sempre in questo spicchio d’Africa: la turista fiorentina Maria Sandra Mariani, 53 anni, rapita il 2 febbraio 2011 nel sud dell’Algeria e Franco Lamolinara, ingegnere, sequestrato il 12 maggio al nord della Nigeria.

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