Nominato da Giuliano Pisapia Capogabinetto del Vicesindaco di Milano, sparò contro le forze dell'ordine nel 1977. Coisp: "Non si tratta di reinserimento sociale. Anche un pedofilo che ha scontato la sua pena ha diritto a lavorare e a rifarsi una vita dignitosa, ma nessuno lo vorrebbe reinserito nell'asilo frequentato dai propri figli"
Nei giorni scorsi avevano chiesto al presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo un minuto di silenzio per commemorare il collega Custra. Inutilmente. Così i sindacati di polizia si sono dati appuntamento alle 16, proprio all’inizio del consiglio, davanti alla sede del Comune. Obiettivo minimo: incontrare il sindaco. Niente da fare. In serata arriverà solo una nota dello staff di Giuliano Pisapia che precisa come Azzollini non sia capo di gabinetto ma un funzionario. Gli agenti non sono stati ricevuti e la protesta è andata avanti con megafoni e striscioni per far sapere lo stesso, aldilà del muro di palazzo Marino, che “Chi ha attaccato lo Stato a mano armata non può occupare incarichi istituzionali. Azzollini va rimosso”. Alle 19 la protesta ha lasciato spazio al ricordo con la deposizione di una corona di fiori presso la lapide dedicata a Custra in via De Amicis, dove il poliziostto rimase a terra colpito da una calibro 7.65.
“Non c’è alcun livore politico nella nostra protesta e siamo assolutamente favorevoli al resinserimento come tutori dell’ordine e dei diritti. Ma un conto è offrire a chi ha sbagliato e pagato il suo debito con la giustizia un lavoro, altra cosa è elevare chi ha sparato contro le istituzioni a incarichi di responsabilità che si basono sulla fiducia”, spiega il segretario provinciale dell’Ugl Lucia Travaglino. “Abbiamo manifestato contro un atto politico che consideriamo non illegittimo o illegale, ma assolutamente inopportuno” ha detto il segretario generale del Coisp Franco Maccari nel corso della manifestazione. “Non possiamo accettare – ha detto Maccari – che un personaggio fotografato mentre spara contro le forze dell’ordine, venga messo ai vertici di un’istituzione democratica. Qui non si tratta di reinserimento sociale. Anche un pedofilo che ha scontato la sua pena ha diritto a lavorare e a rifarsi una vita dignitosa, ma nessuno lo vorrebbe ‘reinserito’ nell’asilo frequentato dai propri figli!”.