Per Romano Prodi, Innocenzo Cipolletta e Enzo Vaciago il patto di bilancio firmato dai paesi dell’Unione europea è un “accordo a metà”. I tre professori, durante la tavola rotonda organizzata questa mattina dall’Università Cattolica di Piacenza, hanno riflettuto sul futuro dell’euro analizzando le prospettive del cosiddetto fiscal compact, il patto di bilancio firmato in mattinata a Bruxelles dai venticinque paesi dell’Unione, esclusi Regno Unito e Repubblica Ceca.
Un patto che, sebbene accolto dal plauso unanime dei governi europei, ha lasciato la bocca amara ai tre economisti, da Prodi a Vaciago sino a Cipolletta, che seppur con distinguo si sono mostrati scettici sulle nuove, stringenti misure per i conti pubblici nazionali fissate a Bruxelles.
Il primo a parlare di fiscal compact, questa mattina, è stato Romano Prodi il quale ha sottolineato come il patto “vada sì nella giusta direzione” ma il “problema è che lo hanno approvato oggi, poi ci sarà il rinvio nell’applicazione e solo in un secondo momento si comincerà la discussione e si rischia di avere un patto che avrà meno impatto di quello prospettato”. L’ex premier è quindi cauto sulla valutazione del patto anche se non nega di avere perplessità rispetto a “tempi certi di attuazione” quando poteva essere “approvato tempo fa se ci fosse stata una volontà politica comune”. Dei tre professori, europeisti della prima ora, i più critici sono però Giacomo Vaciago e il presidente dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta, che senza mezze misure bocciano il patto siglato a Bruxelles dagli stati membri: “E’ un’assurdità”.
Le tesi di Cipolletta e Vaciago sono analoghe e lasciano pochi spiragli di fraintendimento. “Vedete- sostiene l’ex direttore generale di Confindustria- avere tutti i paesi in equilibrio senza una politica fiscale comune all’Unione è una cosa senza senso. E’ come avere- continua Cipolletta- tanti nuclei familiari in equilibrio ma senza moneta corrente da spendere. A cosa si ritornerebbe?”.
“Al baratto” gli risponde Vaciago che ha un solo aggettivo per descrivere il fiscal compact: “Un’assurdità bella e buona”. Secondo l’economista, infatti, il patto di bilancio- che ha la veste di un trattato intergovernativo e che disciplinerà il bilancio degli Stati membri- “non ha una visione di lungo respiro perché si cerca di trasformare un regolamento in Costituzione”.
Il fiscal compact, per essere chiari, è il nocciolo della questione fiscale europea e con questo accordo si mira ad aumentare la sorveglianza sulle politiche di bilancio dell’Eurozona. La disciplina del bilancio degli Stati membri dovrà infatti rispondere a paramenti comuni, da introdurre nel funzionamento nazionale strutturato in disposizioni vincolanti, di natura costituzionale o equivalente: i ricavi e le spese dei bilanci delle amministrazioni pubbliche dovranno essere in pareggio o in avanzo.
Gli Stati potranno temporaneamente sostenere un deficit, soltanto per tener conto dell’impatto sul bilancio del ciclo economico e, al di là di questo impatto, in caso di circostanze economiche eccezionali, o in periodi di grave recessione economica, a condizione che ciò non metta a rischio la sostenibilità di bilancio a medio termine. Il deficit strutturale annuo della pubblica amministrazione non dovrà superare il valore di riferimento specifico per ogni Paese, che dovrà dare un adeguato margine di garanzia.
Il livello del debito dovrà essere nettamente inferiore al valore di riferimento del 60% e il valore di riferimento di ogni Paese per il disavanzo strutturale annuo netto potrà assumere un valore superiore. Ma “senza una politica economica e fiscale forte e chiara che darà piano piano più poteri al parlamento europeo a discapito di quelli nazionali- continua Vaciago- rischiamo di avvilupparci in norme impossibili con una burocrazia che non risponderà più al proprio vertice politico”. Con il rischio di creare, una volta e per sempre, un’Europa a due velocità “e questo non se lo augura nessuno”.
Emilia Romagna
Patto di bilancio europeo, anche Prodi scuote la testa
Il professore commenta il fiscal compact approvato a Bruxelles stamattina: "Troppo tardi, avrà un impatto minore di quello preventivato". Gli economisti Cipolletta e Vaciago: "Patto assurdo, creerà un'Europa a due velocità"
Per Romano Prodi, Innocenzo Cipolletta e Enzo Vaciago il patto di bilancio firmato dai paesi dell’Unione europea è un “accordo a metà”. I tre professori, durante la tavola rotonda organizzata questa mattina dall’Università Cattolica di Piacenza, hanno riflettuto sul futuro dell’euro analizzando le prospettive del cosiddetto fiscal compact, il patto di bilancio firmato in mattinata a Bruxelles dai venticinque paesi dell’Unione, esclusi Regno Unito e Repubblica Ceca.
Un patto che, sebbene accolto dal plauso unanime dei governi europei, ha lasciato la bocca amara ai tre economisti, da Prodi a Vaciago sino a Cipolletta, che seppur con distinguo si sono mostrati scettici sulle nuove, stringenti misure per i conti pubblici nazionali fissate a Bruxelles.
Il primo a parlare di fiscal compact, questa mattina, è stato Romano Prodi il quale ha sottolineato come il patto “vada sì nella giusta direzione” ma il “problema è che lo hanno approvato oggi, poi ci sarà il rinvio nell’applicazione e solo in un secondo momento si comincerà la discussione e si rischia di avere un patto che avrà meno impatto di quello prospettato”. L’ex premier è quindi cauto sulla valutazione del patto anche se non nega di avere perplessità rispetto a “tempi certi di attuazione” quando poteva essere “approvato tempo fa se ci fosse stata una volontà politica comune”. Dei tre professori, europeisti della prima ora, i più critici sono però Giacomo Vaciago e il presidente dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta, che senza mezze misure bocciano il patto siglato a Bruxelles dagli stati membri: “E’ un’assurdità”.
Le tesi di Cipolletta e Vaciago sono analoghe e lasciano pochi spiragli di fraintendimento. “Vedete- sostiene l’ex direttore generale di Confindustria- avere tutti i paesi in equilibrio senza una politica fiscale comune all’Unione è una cosa senza senso. E’ come avere- continua Cipolletta- tanti nuclei familiari in equilibrio ma senza moneta corrente da spendere. A cosa si ritornerebbe?”.
“Al baratto” gli risponde Vaciago che ha un solo aggettivo per descrivere il fiscal compact: “Un’assurdità bella e buona”. Secondo l’economista, infatti, il patto di bilancio- che ha la veste di un trattato intergovernativo e che disciplinerà il bilancio degli Stati membri- “non ha una visione di lungo respiro perché si cerca di trasformare un regolamento in Costituzione”.
Il fiscal compact, per essere chiari, è il nocciolo della questione fiscale europea e con questo accordo si mira ad aumentare la sorveglianza sulle politiche di bilancio dell’Eurozona. La disciplina del bilancio degli Stati membri dovrà infatti rispondere a paramenti comuni, da introdurre nel funzionamento nazionale strutturato in disposizioni vincolanti, di natura costituzionale o equivalente: i ricavi e le spese dei bilanci delle amministrazioni pubbliche dovranno essere in pareggio o in avanzo.
Gli Stati potranno temporaneamente sostenere un deficit, soltanto per tener conto dell’impatto sul bilancio del ciclo economico e, al di là di questo impatto, in caso di circostanze economiche eccezionali, o in periodi di grave recessione economica, a condizione che ciò non metta a rischio la sostenibilità di bilancio a medio termine. Il deficit strutturale annuo della pubblica amministrazione non dovrà superare il valore di riferimento specifico per ogni Paese, che dovrà dare un adeguato margine di garanzia.
Il livello del debito dovrà essere nettamente inferiore al valore di riferimento del 60% e il valore di riferimento di ogni Paese per il disavanzo strutturale annuo netto potrà assumere un valore superiore. Ma “senza una politica economica e fiscale forte e chiara che darà piano piano più poteri al parlamento europeo a discapito di quelli nazionali- continua Vaciago- rischiamo di avvilupparci in norme impossibili con una burocrazia che non risponderà più al proprio vertice politico”. Con il rischio di creare, una volta e per sempre, un’Europa a due velocità “e questo non se lo augura nessuno”.
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Le condizioni di Papa Francesco si sono aggravate: “Crisi respiratoria e anemia, sono state necessarie trasfusioni e ossigeno”. I medici: “Prognosi riservata”
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(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
Nel bollettino, diramato dal Vaticano, vengono evidenziate delle criticità della salute di Bergoglio che ancora non erano mai apparse in quelli precedenti.
Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
(Adnkronos) - Papa Francesco "è in prognosi riservata". Lo fa sapere oggi, 22 febbraio, il Vaticano, con un aggiornamento sulle condizioni del Pontefice 88enne,ricoverato dal 14 febbraio al Gemelli per una polmonite bilaterale. "Le condizioni del Santo Padre continuano a essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo". "Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi".
"Gli esami del sangue odierni hanno, inoltre, evidenziato una piastrinopenia associata a un'anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua a essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri", aggiunge il Vaticano.
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Il bollettino medico di questa sera di Papa Francesco, dice all'Adnkronos Salute, del virologo Fabrizio Pregliasco, "mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po', soprattutto perché non c'è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone".
"È chiaro che in una persona dell'età del Pontefice, con le sue problematiche di salute di base, gli elementi riferiti oggi - la lunga crisi respiratoria di questa mattina e la piastrinopenia, associata ad un'anemia - non evidenziano un percorso di stabilizzazione e guarigione. Per questo motivo i medici hanno parlato di prognosi riservata. Ci auguriamo che Pontefice superi presto questo delicato momento" conclude Pregliasco.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Meloni viene da una storia politica, a differenza di quella liberale e radicale, che non ha considerato nei decenni gli Usa e l’atlantismo come imprescindibili per l’Italia e l’Europa". Lo scrive Benedetto Della Vedova sui social.
"Oggi la troviamo nel suo intervento alla Cpac, come zelante difensore dell’indifendibile, cioè di Trump. Trump ha sempre sostenuto anche nel suo primo mandato, falsando la realtà, che l’Unione europea fosse stata creata per approfittare degli Usa. Con lui bisognerà fare i conti, naturalmente, ma Trump non è stato e non sarà amico della Ue e men che meno dell’Ucraina che è pronto a sacrificare per l’amicizia con Putin: Meloni se ne faccia una ragione, non può essere contemporaneamente amica di Trump e della Ue, deve scegliere".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Un trionfo di vittimismo su scala planetaria. A servizio dei potenti, altro che popolo! Meloni con il suo intervento alla Cpac in corso a Washington ha fatto una scelta di campo, contro l’Europa. Forse persegue il suo interesse politico, ma non è l’interesse nazionale". Lo scrive sui social Peppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Sorprende che nessuno di La 7 prenda le distanze dall’orribile auspicio che Salvini venga colpito da un ictus. L’alibi della trasmissione satirica non assolve autori, ospiti, dirigenti ed editori. Purtroppo, troppe trasmissioni di La 7 e di Rai 3 istigano all’odio e avvelenano il clima del Paese. Editori, dirigenti, odiatori chiederanno scusa pubblicamente?”. Lo dichiarano i Capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Neanche un accenno al saluto nazista di Bannon. Nessuna presa di distanze. Evidentemente non può farlo. Meglio la retorica melensa e consueta dell’approccio Maga. Sposa su tutta la linea ideologica la retorica di JD Vance a Monaco, e chiude la porta ad una reale soggettività europea. Un discorso furbesco e ambiguo, di chi ha scelto di galleggiare e che posiziona il governo italiano sulla linea Orban con buona pace di tutte le chiacchiere a vuoto sull’ambasciatrice dei due mondi". Lo scrive sui social il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, a proposito dell'intervento di Giorgia Meloni alla Cpac di Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.