Il diritto alla contraccezione negli Stati Uniti è salvo. Almeno per il momento. Il Senato ha bocciato l’emendamento presentato dal repubblicano Roy Blunt che avrebbe consentito a datori di lavoro e società di assicurazioni di negare la copertura sanitaria per la contraccezione sulla base di “obiezioni religiose e morali”. Il voto, 51 contro 48, conferma un punto importante della riforma sanitaria di Barack Obama, che prevede che le donne abbiano accesso gratuito ai servizi contraccettivi (attraverso il proprio datore di lavoro o per mezzo di un piano assicurativo generale).
L’emendamento bocciato di Roy Blunt è stato votato da tutti i repubblicani (eccetto la senatrice Olympia Snowe) e da tre democratici conservatori. “Il presidente calpesta la libertà di religione”, ha detto Mike Johanns, repubblicano del Nebraska. Per la democratica Barbara A. Mikulski, il voto è invece soltanto l’ultimo episodio della “guerra sistematica dei repubblicani contro le donne”. Soddisfazione è stata espressa dal segretario alla salute, Kathleen Sebelius, che ha detto che “la decisione su ciò che è meglio per la salute di una donna dovrebbe essere presa dalla donna con il suo dottore, e non dalla donna con il suo capo”.
La battaglia sulla contraccezione – altro esempio, se ce ne fosse bisogno, della radicalizzazione raggiunta dal dibattito sulle questioni morali negli Stati Uniti – è scoppiata in piena campagna elettorale, in un momento in cui tutti i candidati repubblicani alla presidenza si trovano a corteggiare il voto della destra cristiana. Per i repubblicani, l’attacco alla contraccezione è stato l’ennesimo tentativo di mostrare la natura “dirigistica e autoritaria” della riforma sanitaria fatta passare da Obama nel 2010. I democratici hanno invece visto nella polemica un buon modo per dipingere i repubblicani come “nemici delle donne”, allargando la propria presa sul voto femminile in vista delle presidenziali di novembre.
Nella discussione è intervenuta in modo pesante anche la Chiesa cattolica, che, con l’arcivescovo di New York Timothy Dolan e altri prelati, ha espresso la propria indignazione per la norma. Barack Obama, due settimane fa, aveva cercato di offrire un compromesso, esentando tutte le istituzioni cattoliche (scuole, ospedali, istituti di beneficenza) dal fornire servizi contraccettivi alle proprie dipendenti (che avrebbero potuto rivolgersi, senza alcun esborso economico, alle società di assicurazioni). La proposta di Obama non aveva però soddisfatto la Chiesa, che l’aveva considerata un espediente “per aggirare il problema”.
In queste settimane i democratici e il ministero della Salute avevano più volte fatto notare che, nel caso la norma dei repubblicani fosse passata, la sua portata avrebbe di gran lunga superato la questione della contraccezione. Sarebbe stato per esempio possibile a un datore di lavoro negare cure mediche a un dipendente in fin di vita, con la scusa che le cure “rallentano la volontà di Dio“. O si sarebbe potuto negare l’accesso ai piani sanitari contro l’obesità, sulla base dell’idea che “essere obesi deriva da una manchevolezza morale del singolo”.
Il tentativo è stato comunque bloccato. Resta la soddisfazione dei democratici, che si avviano verso le elezioni di novembre con un deciso vantaggio nel voto femminile. E restano i dubbi di una parte dei repubblicani, che assistono impietriti e impotenti alla deriva sempre più conservatrice e religiosa del partito. Olympia Snowe, che sulla contraccezione ha votato con i democratici, ha fatto sapere che non si ricandiderà per il suo seggio in Maine. Fonti a lei vicine fanno sapere che la senatrice è “stanca e delusa” per il prevalere nel GOP di posizioni retrograde in tema di morale. Solo tre repubblicani in Senato si mantengono a favore del diritto all’aborto. E aborto, contraccezione, matrimoni gay sono diventati i cavalli di battaglia dei candidati repubblicani alla presidenza, tesi a conquistare il voto di evangelici e cristiani rinati (con un candidato, Rick Santorum, che pensa che “Satana esiste”, e che ha fatto di Washington la sua residenza ufficiale). Lo sconforto della parte più moderata del partito è stato riassunto nei giorni scorsi da Jeb Bush, secondo cui “è piuttosto preoccupante vedere il nostro partito alimentare paure ed emozioni della gente, piuttosto che stimolarne una più ampia prospettiva”.