A volte il popolo è testardo. S’impunta su questioni di principio e a difesa del proprio territorio. La storia poi decide se ha avuto ragione o meno. Se una Resistenza blocca o avvia lo sviluppo. Il popolo, si dice in questi giorni, ha lo sguardo corto che a volte mortifica la modernizzazione. Chi dirige e organizza i popoli, conosce bene questo fenomeno e alla fine ha il dovere di decidere. Ma è sempre così? Un esempio chiaro ci viene dalla strada che bisogna percorrere per attraversare la Svizzera nella zona Est. Una strada senza aree di servizio, a due corsie, simile a una provinciale, ovviamente con ottimo asfalto e segnalazioni e tanti, tanti radar che obbligano a una velocità di 80 km all’ora.
Se qualcuno, si rifiuta di mettersi in coda al Gottardo o non ama attraversare 24 Km di tunnel, non ha scelta: attraversa Ticino, Grigioni, passa per il tunnel del San Bernardino e scende nella valle del Reno che percorre fino al Bodensee. Solo due aree di servizio a valle nelle terre di Heidi a Nord e giù a Bellinzona a Sud. Il resto, come da decenni, solo strada a due corsie, scortata da boschi meravigliosi e fiumi che ora salgono e ora scendono cambiando i colori delle acque in ogni stagione.
Uno si chiede, ma questi svizzeri non potevano allargare la strada, farne un’autostrada? Avrebbero consentito un transito più veloce facendo risparmiare un’ora ai tanti viaggiatori che scelgono quest’asse piuttosto che quella centrale del Gottardo. Invece no. Hanno lasciato la strada insistere su un percorso tracciato nei secoli scorsi e non hanno modificato un bel niente. Ma chi? Le popolazioni dei Grigioni che in diverse generazioni hanno impedito qualsiasi variazione di tracciato. Men che mai sono stati consenzienti a trasformare quella che, formalmente si chiama autostrada, ma di fatto è una normale strada a due sensi. Anche allora dicevano ai grigionesi: “ma ci sarà più sviluppo, posti di lavoro, modernizzazione, non si può lasciare un’intera Regione con queste strade, ci vuole troppo tempo per attraversare la Svizzera.” Niente, opposizione totale di tutte le Istituzioni locali, Comuni, villaggi, Comunità montane. La strada del San Bernardino è ancora così, e quando il tunnel è in manutenzione ti deviano sulla via Mala, che sembrerebbe una condanna, invece ti appare un incantesimo, con le sue cascate, i dirupi e i torrenti. Se ti fermi a mangiare in un locale nei pressi di un lago che d’inverno è ghiacciato, puoi mangiare una ricetta locale da brivido: marmotta in salmì. Uno si chiede ancora: ma che arretratezza, strade ferme a cinquant’anni fa, bloccate da conservatori estremisti che mangiano all’antica e vestono con gli abiti degli Schutzen.
Non ci sono insegne che indicano località se non quelle dei villaggi sui bordi. Ma di che vivono questi qui…? Bene, basta conoscere alcune delle località che si possono raggiungere in inverno ed in estate, passando esclusivamente da questa strada rimasta immutata e che appartengono al cantone dei Grigioni: St. Moritz, Pontresina, Davos, Arosa, Landquark, Scuol, Sils Maria. Luoghi noti, dove addirittura si tengono i summit mondiali più importanti, e che in tutte le stagioni hanno il pieno di turisti e visitatori che giungono da tutto il pianeta. Certo, passando per una strada non moderna a causa della dura opposizione dei grigionesi. Non so voi, ma io che ho attraversato per quindici anni quella strada resto ogni volta stupefatto dalla forza di volontà di quel popolo che alla fine ha avuto ragione.
Oggi sul tracciato del San Gottardo hanno realizzato una grande opera simile alla Tav Torino Lione, l’Alptransit, ma hanno progettato l’infrastruttura su un tratto già compromesso e che non modifica alcuno stato dei luoghi preesistenti. In Svizzera, nelle valli e nelle zone alpine sapientemente traforate, ricucite e salvaguardate, tutto è come prima, placido come nella Koinè di Kurosawa, e dai masi osservano lo sviluppo intervenire prepotente, perchè da tutto il mondo giungono turisti che vogliono godersi panorami antichi e sensazioni ormai perse nella folle velocità con cui gira il mondo. Ma per entrare devono farlo a velocità bassa, anzi sostenibile.
di Massimo Pillera